ROMA – Berlusconi rilancia il partito unico e chiama a raccolta anche Giorgia Meloni. Il leader di Forza Italia rispolvera un suo vecchio cavallo di battaglia, un contenitore che unisca i vari simboli che compongono la coalizione di centrodestra – esclusa Coraggio Italia – e prenda come modello il partito laburista inglese o i repubblicani statunitensi. Insomma l’ex premier va oltre la federazione di Matteo Salvini, una unione che invece farebbe sedere attorno a un tavolo solo le anime che si sono votate a sostegno del governo di Mario Draghi.
Un progetto a largo spettro e di complessa e lunga attuazione, di cui aveva parlato lo stesso Antonio Tajani come il grande sogno dell’uomo di Arcore “di dare vita a una grande forza del centrodestra, un grande partito conservatore liberale riformista e garantista, sul modello del partito repubblicano statunitense, in vista delle politiche del 2023”. E c’è di più, durante una riunione via Zoom con gli europarlamentari azzurri, Berlusconi oltre sostenere la necessità di avviare questo percorso ha anche ammesso che “c’è una spinta dentro Forza Italia” per questa soluzione.
Un fulmine a ciel sereno per l’ala moderata che da sempre si è opposta all’allineamento con i partiti della coalizione troppo spostati a destra. Il timore, soprattutto delle ministre Mariastella Gelmini e Mara Carfagna, è quello di perdere lo spirito europeista e liberale, parte del dna di Forza Italia e che guarda al Partito popolare europeo, non di certo ai sovranisti. Dubbi, incertezze e contrarietà di cui è stato discusso ad Arcore venerdì scorso durante un pranzo di lavoro a Villa San Martino. Con le due deputate azzurre anche Renato Brunetta, Licia Ronzulli e Antonio Tajani.
Un faccia a faccia che Berlusconi ha sfruttato per mettere in chiaro quale sia la sua posizione e i suoi progetti per il partito. Linea che non intende di certo ‘mettere ai voti’ e che è stata già tracciata. I ‘dissidenti’ viene riferito sono tornati a casa con l’amaro in bocca e con poche chance di poter ribaltare lo schema proposto. Berlusconi non ha lanciato, certo, un ‘prendere o lasciare’, ha preferito spostare la discussione sulle opportunità di rilancio di una fetta della coalizione ancora decisiva per il centrodestra che deve trovare, tuttavia, una via di fuga per evitare di essere schiacciata dal dualismo tra Lega e Fdi.
La lettura, tuttavia potrebbe essere anche un’altra. Aver posto sul tavolo il progetto del partito unico, con tutti dentro – tranne i ‘traditori’ guidati da Giovanni Toti e Luigi Brugnaro, non a caso – potrebbe servire per spostare l’attenzione dalla federazione lanciata da Salvini e ristretta al solo centrodestra di governo. Senza contare che organizzare e realizzare una macchina del genere non si fa dall’oggi al domani, con la complicazione di dover abbattere le resistenze di Giorgia Meloni, da sempre contraria. Per ora a rispondere presente è stata solo la Lega che, attraverso fonti del partito, ricordano che il Carroccio “lavora per unire: l’Italia e la politica hanno bisogno di unità, concretezza e passione”.
Un tema che molto probabilmente sarà affrontato domani, nel corso del vertice che si terrà alle 14 e che non vedrà Berlusconi collegato, ma Meloni seduta al tavolo. Il piatto forte resta quello di scegliere i candidati alle prossime amministrative e all’appello manca ancora l’uomo che dovrà sfidare Beppe Sala a Milano. Salvini vorrebbe chiudere in settimana quindi è possibile che neanche questa riunione sia decisiva per chiudere l’intero dossier. Probabile che si sciolga sia il nodo di Bologna – dove i papabili sono Andrea Cangini proposto da Fi o Fabio Battistini e Roberto Mugavero, sponsorizzati dalla Lega – che quello della Calabria dove l’ufficialità di Roberto Occhiuto, annunciata per sabato, è stata rimandata.(LaPresse)