ROMA – Giorgia Meloni sempre più protagonista dell’internazionale sovranista. Forse a spese di Matteo Salvini. Neanche il tempo di aprire la conferenza sui conservatori a Roma, con superstar come Marion Maréchal Le Pen e Viktor Orban, che la leader di FdI già deve volare a Washington per partecipare alla ‘National Prayer Breakfast’, magari incrociando il presidente Donald Trump.
L’ex ministra, insomma, continua a muoversi a gonfie vele: ogni volta che c’è un’elezione guadagna consensi, il Times di Londra la incorona tra le donne più influenti, e ora magari ci scapperà un selfie con l’inquilino della Casa Bianca. Prima di partire, Meloni inaugura appunto l’assise ‘National Conservatism’, viene presentato il nuovo un vero e proprio manuale del sovranismo, intitolato ‘Le Virtù del Nazionalismo’. Tra gli altri, parla l’appena trentenne astro nascente della destra d’Oltralpe, Marion Maréchal, nipote del fondatore del Front National Jean-Marie Le Pen. Alla conferenza era atteso anche il leader della Lega Matteo Salvini, che però all’ultimo momento non viene, forse proprio per non sembrare in secondo piano rispetto a Meloni.
Il segretario del Carroccio vede Orban, riservatamente
Il confronto, cui sono presenti Giancarlo Giorgetti e due europarlamentari leghisti, viene definito “molto cordiale”. Il leader magiaro, così, chiude la sua due giorni italiana facendo tris completo nel centrodestra italiano: viene invitato pure a Palazzo Grazioli, da Silvio Berlusconi. Il quale, anche in questo caso, parla di un incontro “cordialissimo”. Tutti questi faccia a faccia di Orban sono particolarmente rilevanti, soprattutto per i possibili riflessi nel gioco delle alleanze europee. Il partito ungherese Fidesz, infatti, è stato sospeso dal Ppe per il suo rigido approccio diritti umani e civili.
Il tema viene affrontato con preoccupazione dal Cav
La speranza è che si possa trovare un punto di incontro tra Ppe e Fidesz. Forza Italia continuerà ad impegnarsi affinché il partito ungherese non lasci la famiglia popolare, chiedendo però di “inviare segnali positivi” per fermare la sospensione, rinnovata ‘sine die’ dai leader europei. Questi, peraltro, appaiono divisi: Svezia, Finlandia e Lussemburgo sono per la linea dura, mentre sono più sfumate le posizioni di Bulgaria, Croazia, Italia e Spagna.
Orban però, intervenendo alla conferenza al Plaza, si lamenta dei “compromessi” che il Ppe avrebbe fatto, spostandosi a sinistra e perdendo la propria identità. Insomma, Orban non sembra escludere la possibilità di abbandonare i popolari. Se ciò avvenisse per davvero, quale sarebbe la sua destinazione? I Conservatori e riformisti, dove c’è Giorgia Meloni, o il Movimento per l’Europa delle Nazioni che include Salvini? Sarebbe un bel dilemma. (LaPresse)