ROMA – “Nel 2022 la guerra costerà 929 euro a famiglia”. Lo da detto l’associazione Artigiani e Piccole Imprese (Cgia) secondo cui questa guerra produrrà “un calo del Pil di 24 miliardi di euro” con “un’inflazione prevista intorno al 6%”. Ovvero si tratta di “una tassa e della peggiore specie che colpisce, in particolar modo, chi ha un reddito fisso”.
Le cause
Il tutto scaturisce secondo la Cgia dal confronto “tra le ultime previsioni di crescita del Pil realizzate prima dell’avvio del conflitto (gennaio 2022) con le successive realizzate dopo l’invasione russa (aprile)” periodo che ha segnato secondo i dati di Cgia un “calo della ricchezza prodotta in Italia dell’1,4%”. Infatti negli ultimi mesi abbiamo appurato un sostanziale rincaro delle “bollette di luce e gas, le difficoltà del commercio internazionale da e verso alcuni Paesi, l’impennata dell’inflazione e la difficoltà di reperire molte materie prime”.
Le famiglie più colpite
Secondo la Cgia “il Governo dovrebbe intervenire subito, tagliando in misura importante il cuneo fiscale”. Risiedono in Trentino Alto Adige (-1.685 euro), Valle d’Aosta (-1.473 euro) e Lazio (-1.279 euro) le famiglie italiane che subiranno una maggiore pressione fiscale. Andrà male anche in regioni come il Veneto (-1.065 euro), Toscana (-1.059 euro) e Basilicata (-1.043 euro) dove le previsioni per le prime due parlano di “una perdita di potere d’acquisto riconducibile, in particolar modo, alla contrazione della domanda interna e ai rincari delle bollette di luce e gas”. Stesso discorso per Piemonte (-1.039 euro) e Emilia Romagna (-1.035 euro)”
Meglio al Sud
Secondo le stime dell’associazione Artigiani e Piccole Imprese per le Regioni del Sud “l’impatto della crisi sarà meno violento con costi energetici molto più contenuti, un’economia meno aperta ai mercati internazionali e dimensionalmente più piccola in termini di Pil pro-capite”.