MILANO – La partita più importante della storia dell’Atalanta è già leggenda. Dopo aver superato il girone di Champions League la Dea scrive un’altra pagina destinata a entrare negli annali strapazzando il Valencia a San Siro. Gomez e compagni servono un poker sontuoso (4-1) nell’andata degli ottavi di finale che vale, a meno di un clamoroso harakiri al Mestalla, l’ingresso al tavolo delle otto migliori formazioni d’Europa. Un risultato impronosticabile alla vigilia ma assolutamente meritato per una squadra che, di anno in anno, sta ottenendo risultati incredibili alzando sempre di più l’asticella. Dopo aver stupito e impressionato in Italia, sempre seguendo la stella polare del bel gioco, gli orobici stanno andando alla conquista anche del Vecchio Continente. E, con questo collettivo, nessun traguardo è precluso. Anche perché nella magica notte di San Siro oltre ai fuoriclasse Gomez e Ilicic (autore di uno splendido gol del 2-0) sono i comprimari a brillare: da Hateboer, spina nel fianco sulla destra protagonista assoluto con una doppietta, a Freuler, che oltre al tiro a giro vincente ha confezionato insieme a De Roon una diga in mezzo al campo insuperabile.
Il match
Gasperini sceglie di puntare sul tridente piccolo Pasalic-Gomez-Ilicic lasciando inizialmente in panchina Zapata. La scelta paga, perché la coppia centrale del Valencia Manfgala-Diakhaby fatica fin dal primo pallone toccato a leggere i movimenti degli attaccanti orobici. Gomez staziona stabilmente sulla sinistra e fa venire il mal di testa alla catena Torres-Wass, Ilicic svaria sul centro-destra danzando tra le linee, Pasalic con le sue incursioni dentro l’area è sempre un fattore. Non è un caso che proprio l’ex centrocampista del Milan abbia sui piedi la prima vera occasione del match: ma sull’invenzione geniale di Ilicic il croato si fa tradire dall’emozione e solo davanti a Domenech esalta i riflessi del portiere avversario. Il ciclone Atalanta continua comunque ad abbattersi sugli spagnoli, anche perché quando la squadra di Gasperini riesce ad uscire dalla prima pressione spesso e volentieri per Parejo e compagni sono dolori. Al 16′ infatti Gomez pennella un cross dalla sinistra su cui si avventa Hateboer, che brucia Gaya e fa esplodere un San Siro ribollente. Poco dopo è l’altro esterno, Gosens, a calciare sull’esterno della rete sull’ennesima azione corale della Gasperini band.
L’atteggiamento
Con il passare dei minuti la furia della Dea si placa. E il Valencia inizia a prendere fiducia e coraggio. Con il suo palleggio, con la sua esperienza, con la sua attitudine a giocare questo tipo di partite. Parejo dirige l’orchestra, gli ospiti alzano il baricentro e per l’Atalanta arrivano le prime avvisaglie di pericolo. Al 30′ un calcio di punizione battuto velocemente sorprende i padroni di casa, ma i lombardi si salvano con l’aiuto del palo, colpito da Ferran Torres da posizione defilata. Non basta, perché un minuto dopo un tiro di Guedes rimpallato prende uno strano effetto e manda in confusione Gollini, che resta a metà strada e rischia sul colpo di testa, fuori misura, di Gayà. E’ la posizione di Guedes, defilato a sinistra, che risulta indigesta alla difesa dell’Atalanta, in particolare a Caldara, in campo all’ultimo minuto a causa del forfait nel riscaldamento di Djimsiti. Un suo cross basso – non raccolto dai compagni – fa tremare gli oltre 40mila di San Siro. Che però esplodono qualche minuto più tardi. Perché dopo aver sorpreso il Valencia e poi sofferto il ritorno degli ospiti, l’Atalanta dimostra anche di saper giocare più partite nell’arco degli stessi 90 minuti. E di saper venire fuori dai momenti più difficili con la qualità dei suoi interpreti. Come Ilicic, che al 42′ fa tutto da solo, facendo partire un destro imprendibile circondato da tre avversari.
La ripresa
Il doppio vantaggio non frena l’ardore della Dea, che anzi inizia il secondo tempo a spron battuto andando vicina al tris con un tiro cross di Gomez sporcato da Mancala, a un passo dall’autorete. Il Valencia, sornione, sembra alle corde ma quando può si fa vedere dalle parti di Gollini (tiro a lato di Soler), anche perché Gomez e compagni in fase di alleggerimento non sempre sono impeccabili. Da centrocampo in su invece l’Atalanta è semplicemente irresistibile. Imponendo i propri ritmi, le proprie giocate, anche in campo europeo. Lo splendido tiro a giro di Freuler vale il tris, la cavalcata di Hateboer in campo aperto, imbeccato da uno straordinario Ilicic, il poker che rende memorabile una serata già di per sé storica. Il sigillo di Cheryshev non cambia la sostanza delle cose: l’Atalanta ha un piede e mezzo ai quarti. Bergamo può continuare a sognare.
Di Alberto Zanello