TORINO – E’ stata la notte di Paulo Dybala non della Juventus. Che ha rischiato di perdere e di rimediare una bruttissima figura fino al minuto 32 della ripresa quando si trovava sotto di un gol e di tante altre cose. L’ha rimessa in piedi la Joya, con due legnate a distanza di 120 secondi una dall’altra, in maniera da non compromettere la qualificazione in Champions League e da addolcire le critiche. E pensare che, fino ad allora, l’argentino con il ciuffo era stato in linea con i compagni, quindi al di sotto della sufficienza: ma i campioni servono per questo, si amano per questo.
La Juventus di campioni ne ha tanti, però non può vivere speculandoci sopra e sotto. Nulla di quanto voleva e aveva promesso Sarri si è visto nella strana notte dello Stadium: sarà anche bello andare all’attacco, però sarebbe anche utile difendere meglio e cambiare spartito se l’avversario ti ha preso le contromisure.
Correva la mezz’ora quando un errore grossolano in fase difensiva di Bonucci, innescato a sua volta da un’altra leggerezza di De Ligt, metteva la Lokomotiv nella condizione di schiodare il risultato dalla parità e di rendere disagevole ciò che alla vigilia, con un briciolo di umanissima superbia, pareva essere così agevole da rasentare la banalità.
Il gol di Miranchuk, insomma, non ha solo spostato gli equilibri del match e costretto la Juventus a rincorrere ma ne ha pure messo in evidenza alcuni limiti. Sarà anche vero che con Sarri il calcio è ‘toda joya’ e sarà anche vero che adesso (cioè dopo Allegri) la squadra gioca sempre all’attacco, però le incertezze della fase difensiva (oltre che della difesa: male Bonucci, imbarazzante De Ligt) sono disfunzioni abbastanza grandi e grosse. E preoccupanti.
La Juventus subisce troppe ripartenze
La ricerca esasperata del palleggio, del fraseggio, del triangolo al limite dell’area non dà riscontri garantiti. Soprattutto quando l’avversario, più debole tecnicamente, fa dell’organizzazione tattica la propria filosofia esistenziale e concede pochi spazi. E raddoppia e triplica le marcature. Racchiusa in trenta metri, la Lokomotiv ha tolto fiato e libertà ai giocatori bianconeri che a fatica sono riusciti a esprimere un calcio efficace. Joao Mario, ex Inter, è stato chirurgico, il dinoccolato Eder, unica punta, ha fatto reparto da solo.
Nel primo tempo, oltre a due conclusioni deboli di Ronaldo, l’unico pericolo per i russi è stato un traversone di Cuadrado che lo stesso CR7 non è riuscito a sfruttare. E basta: poco per chi ambisce ad alzare la coppa. La sorpresa di Bentancur trequartista al posto di Bernardeschi non ha funzionato, Cristiano e Dybala sono rimasti intrappolati nella ragnatela russa perché è una coppia che va di lusso principalmente negli spazi larghi, il trio Khedira-Pjanic-Matuidi non ha saputo quasi mai trovare la giocata non leggibile.
Con Higuain al posto di Khedira a inizio della ripresa la Juventus è tornata al 4-3-3 e a una dimensione meno posticcia però ha sempre giocato col fiatone addosso e con poca lucidità. Nè Sarri ha saputo attraverso i cambi inventarsi qualcosa di diverso, perché l’avvicendamento del confusionario Matuidi con Rabiot non ha modificato andazzo e canovaccio.Per vivere un brivido si è dovuto attendere il 28′ della ripresa con il diagonale (a lato) del Pipita, poi si è scatenato Dybala e di colpo si è accesa la luce. (LaPresse)