MADRID (SPAGNA) – Poteva essere un successo, sotto tutti i profili, è finita invece con un pareggio la più delicata delle sfide che, sulla carta, attendono la Juventus in Champions League. L’Atletico, sotto di due reti, ha avuto la forza di rimontare proprio all’ultimo assalto, un po’ come aveva fatto il Napoli allo Stadium. Solo che questa volta non c’era un Koulibaly in agguato da qualche parte dell’area madridista. Il rimpianto è grande e grosso, un po’ come le colpe. E come i meriti. A febbraio era andata peggio (2-0), se può consolare chi si era illuso di portare a Torino la vittoria.
Rispetto al poco o niente di Firenze, la Juventus al Wanda Metropolitano ha dato la sensazione di essere più calata nella parte e più compatta e più coerente sotto il profilo tattico e più in linea con le aspettative che la accompagnano in questa stagione particolare. A cercare il pelo nell’uovo, a tratti è sembrata recitare uno spartito monocorde senza saper mettere insieme un acuto.
Ma nel secondo tempo le catene si sono sciolte, la Juventus è diventata quasi padrona, specialmente da quando (48′) Cuadrado – per un pezzo uno dei più titubanti – ha confezionato un gol capolavoro. Li c’è stata la svolta, tecnica e mentale. Tutti applicati, i bianconeri, tutti concentrati a svolgere il proprio compito di fronte a un avversario che per tradizione è poco incline a concedere spettacolo e molto delicato da maneggiare a casa propria. Anche se, va detto, senza Godin e Griezmann forse la squadra del Cholo Simeone è meno ‘pelosa’ rispetto al passato recente. Eppure non molla mai, come recita in calce al match il pareggio di Herrera a pochi attimi dalla fine.
Al di là del risultato, l’impressione è che la cura Sarri debba ancora essere completamente assorbita dal gruppo e che per adesso ci si trovi di fronte a un ibrido: insomma, c’è ancora parecchio di Massimiliano Allegri in una formazione che, con Ronaldo e Higuain attaccanti in un inedito 4-4-2, paradossalmente ha faticato a tirare in porta perché ha faticato a trovare soluzioni non prevedibili. Così, in 45 minuti, i primi, la Juventus ha messo insieme un colpo di testa di Ronaldo e un tiro deviato di Pjanic, mentre l’Atletico si è acceso su un lampo del baby fenomeno Joao Felix per poi rinculare spesso dietro la linea della palla. La musica è cambiata nell’intervallo, certo, cosa è rimasta immutata è la fragilità bianconera in fase difensiva. Szczesny, per la verità non impeccabile, subisce troppe reti. La partita è stata quasi noiosa per un tempo e avvincente nella ripresa.
Alla prodezza di Cuadrado ha fatto seguito il raddoppio di Matuidi, di testa, in capo a un’azione bellissima che si è sviluppata sulla corsia di sinistra. Era il 65′ e sarebbe stata una passeggiata trionfale per i campioni d’Italia se la rete di Savic non avesse reso caldissimi gli ultimi 20 minuti. La sfida è diventata pugna e nella pugna la Juventus si è esaltata. Higuain ha avuto sul piede il pallone del 3-1 che avrebbe sepolto i sogni madridisti, ma la conclusione del Pipita è stata respinta da Oblak. Non la capocciata di Herrera, all’89’. Una beffa, una coltellata al cuore. (LaPresse)