Chiusure, i commercianti boicottano: cambiamo i codici Ateco e apriamo

Della Corte (Confcommercio): “Il 70% dei ristoranti non ha ripreso”

NAPOLI – Chiusure? “Mai più”. Oggi l’Istituto superiore di sanità e il ministero della Salute valuteranno i dati della Campania, che rischia il declassamento in ‘zona arancione’. Alcune zone, come ad esempio Napoli e l’area Nord della provincia, sono addirittura da ‘zona rossa’. Commercianti, ristoratori e baristi sono sul piede di guerra e annunciano già il boicottaggio delle eventuali nuove restrizioni.

Chiara e dura la presente di Confcommercio della Campania, Carla Della Corte, che non usa mezzi termini: “Chiudere ancora? E’ impossibile. Se mai accadrà una follia del genere, diremo ai nostri associati di ampliare i codici Ateco delle proprie attività, qualsiasi esse siano. Se ci saranno nuove restrizioni, sia ben chiaro, noi non chiuderemo mai più”. Una posizione decisamente forte e figlia della tragedia vissuta sulla pelle di ogni attività produttiva da oltre un anno. “Se il governo pensa che il Covid-19 si contrae solo nei negozi di abbigliamento, nelle gioiellerie e così via ampliamo il codice Ateco aggiungendo libri, profumi, shampi, mutande e ciò che è consentito vendere, in modo da non chiudere mai più”. Anche restando in ‘zona gialla’, però, non mancano i problemi. Soprattutto per il mondo della ristorazioni, le aperture sono una sorta di parodia. Chi non ha spazi all’aperto non può riavviare la propria attività. I numeri sono impietosi. “La maggior parte dei nostri associati sono chiusi. Stimiamo che circa il 70% dei ristorato non hanno riaperto”, aggiunge Della Corte. Critiche, poi, alla ratio delle nuove regole ed ai protocolli del governo di Mario Draghi. “Perché in autogrill o in albergo si può andare al ristornate? – sottolinea ancora la numero uno della Confcommercio – Io sono d’accordo per contingentare l’accesso nei ristoranti o bar, ma non si può dire che il virus si prende senza mascherina solo in alcuni posti ed in altri no. Siamo in pandemia da un anno e ripetiamo sempre gli stessi errori. Intanto le attività chiudono e i ristori sono pochi o nulli. Basta, ci siamo scocciati”.

Comunque, oggi tutti gli occhi saranno puntati sulla Campania. L’indice Rt, infatti, è 1,08, sopra le soglie d’allarme. Solo nella zona di Napoli la scorsa settimana sono stati registrati 251 infetti ogni 100mila abitanti. I numeri dagli ospedali al momento sono tutti sotto la soglia d’allerta, ma i dati Agenas evidenziano una possibile tendenza all’aumento dell’occupazione dei posti letti in terapia intensiva e nei ricoveri ordinari dato l’incremento dei contagi. Se il ministro della Salute Roberto Speranza declasserà la regione governata da Vincenzo De Luca, il decreto entrerà in vigore dal 10 maggio e varrà almeno per sette giorni. I problemi di oggi, con i dati che continuano a salire, potrebbero riproporsi tra una settimana anche se la Campania non passerà in ‘zona arancione’. Lo ha detto, venerdì scorso, lo stesso De Luca, parlando di situazione “in bilico”.

Le conseguenti restrizioni, come visto, rischiano di dar vita a nuove proteste in piazza. La sommossa dei commercianti di Napoli a novembre è ancora davanti agli occhi di tutti e potrebbe riproporsi. Anche perché il sentimento che attraversa un po’ tutte le attività produttive è quello dell’insofferenza. Con la campagna vaccinale in corso e dopo un anno e mezzo di chiusura forzata, la pazienza è finita e la fame è tanta. Lo sottolinea, infine, la stessa Della Corte: “Morire di fame e stenti è altrettanto tragico. Governo e Regione lo devono comprendere”. Oggi sapremo la verità, staremo a vedere.

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