NAPOLI – In principio fu la scarcerazione con tanto di festa e spettacolo pirotecnico agli sgoccioli di giugno. Un ritorno pesante nel quartiere, una presenza importante che, sostengono gli investigatori, si sarebbe fatta notare praticamente subito sulla piazza e non solo per il party in pompa magna dello scorso 29 giugno. Dopo quasi tre mesi, Christian Marfella dice addio al controllo a distanza con braccialetto elettronico. Nelle scorse ore, infatti, è scaduta la misura del controllo tramite dispositivo a carico del giovane, fratellastro del capoclan Antonio De Luca Bossa. Marfella resta comunque agli arresti domiciliari. Ad agosto ha usufruito di un permesso premio di due ore: poteva uscire dalle 18 alle 20.
Sono mesi di scarcerazioni eccellenti a Ponticelli. Prima Marfella, poi Francesco De Martino, padre di Antonio (detto ‘XX’) ritenuto capo dell’omonimo gruppo un tempo orbitante nelle file proprio dei De Luca Bossa (fino allo scoppio della faida), infine una serie di profili in odore di camorra che hanno scontato le proprie condanne. Tutte pedine di uno scacchiere criminale sul quale sono puntati in maniera costante i riflettori del pool anticamorra napoletano. L’estate appena trascorsa ha fatto registrare una ripresa delle ostilità tra le cosche che si combattono da ormai due anni, da quel maledetto 26 settembre 2020, quando un duplice agguato segnò la fine della pace su Napoli Est. ‘Radio marciapiede’ parla inoltre di un raid di piombo avvenuto contro Marfella durante l’ultima settimana di agosto. Il botta e risposta tra cosche è sotto gli occhi di tutti. L’ultimo scambio di battute è avvenuto la scorsa settimana sotto forma di auto incendiate: una con scritte offensive contro il clan De Micco, l’altra di proprietà di una sorella di Antonio De Luca Bossa.
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