BEIRA – Sono almeno 300 le vittime, secondo un ultimo bilancio, del ciclone tropicale Idai che ha travolto la scorsa settimana l’Africa australe. Dove i soccorritori sono impegnati in una corsa contro il tempo per salvare migliaia di persone ancora rifugiate sugli alberi e sui tetti.
Il ciclone Idai mette in ginocchio Mozambico e Zimbabwe
In Mozambico, la nazione più colpita, “si contano già più di 200 morti”, ha annunciato il presidente Filipe Nyusi che ha decretato tre giorni di lutto nazionale. Nel vicino Zimbabwe circa un centinaio di persone sono rimaste uccise dalla furia del ciclone. Ma il bilancio potrebbe essere tre volte più alto, ha avvertito il ministro del governo locale July Moyo.
Il ciclone più letale dell’Africa meridionale
Secondo quanto riferisce l’organizzazione umanitaria Care International “il ciclone Idai potrebbe essere il più letale che abbia mai colpito l’Africa meridionale” fino a oggi. “Siamo di fronte a un grave disastro”, ha aggiunto il portavoce dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha), Jens Laerke, a Ginevra. Nel centro del Mozambico, uno dei Paesi più poveri del mondo, un raggio di circa 100 km è stato completamente allagato. Secondo quanto afferma il ministro dell’Ambiente, Celson Correia.
Dighe, pericolo crolli in Mozambico
Quasi 350.000 persone si trovano intrappolate in aree allagate. C’è un “oceano” nella terra e i villaggi sono completamente isolati, ha riferito un volontario all’Afp. E la situazione non dovrebbe migliorare. Si prevedono infatti forti piogge nei prossimi giorni, ha avvertito il World Food Programme (WFP), che ha iniziato a portare i primi aiuti a più di mezzo milione di persone. A complicare la situazione in Mozambico anche le dighe che minacciano di cedere dato che la loro capacità di tenuta ha raggiunto il livello massimo.
(LaPresse/AFP)