NAPOLI – Domani è Pasqua e per migliaia e migliaia di cittadini si preannuncia amara, angosciata. Triste. La cassa integrazione non arriva, i ritardi sono sempre gli stessi. Chi un mese, chi due, chi tre. Chi addirittura ha aspettato sei mesi. Insomma, un gran fallimento. Dall’Inps, l’ente che dovrebbe erogare mese per mese le integrazioni salariali, rispondono sempre che tutto è in regola, i tempi tecnici imposti dalla normativa sono rispettati. Eppure il numero di persone che lamenta ritardi, e dunque tragedie personali, aumenta. Martedì l’Istituto fornirà i nuovi dati, rimasti fermi ai primi di marzo.
Intanto Nicola Ricci, segretario generale della Cgil Campania, spiega i vari ritardi. “Innanzitutto – dichiara il sindacalista – bisogna dire che molti ritardi si accumulano per le piccole aziende, spesso i dati sono incompleti. Ed ovviamente queste problematiche si ripercuotono sui lavoratori. Poi, premesso il grande lavoro dei dipendenti dell’Inps, è probabile che la task-force che doveva lavorare forsennatamente, quella dei 100 funzionari, probabilmente ha diminuito il personale in questi ultimi mesi”. Ma il problema, secondo Ricci, risiede altrove. “Da qualche mese l’Inps bypassa le Regioni. In un primo momento – sottolinea – questo nuovo meccanismo è servito, però con l’aumentare delle richieste mese per mese le Regioni non hanno fatto più da filtro. Inps aveva meno lavoro, ora ne ha di più. Questa scelta si è rivelata un boomerang, le pratiche sono più lente”. I ritardi delle Regioni, che c’erano eccome, erano uno degli scaricabarile del governo Conte-2 durante il primo lockdown e nei mesi successivi. Poi, per scelta di Pasquale Tridico e del governo giallorosso, le procedure per la cassa integrazione in deroga sono cambiate. Niente più passaggio di consegna tra le Regioni e l’Inps, cone l’istituto di previdenza sociale che si è accollato tutto il lavoro. Risultato? Un mezzo disastro che si aggiunge a tutti gli altri finora compiuti. Restano alcune domande inevase. Il sistema della Cig (ordinaria e in deroga) di fronte ad una situazione di emergenza come quella di una pandemia e conseguenti lockdown, è realmente efficace? Certo, in parte sì perché consente ai lavoratori di sostenersi. Ma la macchina burocratica e chi la guida si sono rivelate fallimentari. Per credere, chiedere a un qualsiasi lavoratore cassintegrato.