TOKIO – Contro la crisi energetica cresce la produzione giornaliera di carbone in Cina “di oltre 11,5 milioni di tonnellate”.
L’economia cinese per poter alimentare le centrali elettriche, vive una stretta correlazione con la produzione di carbone da cui dipende per oltre il 60%. Il tutto proprio mentre nella capitale scozzese si svolge il Cop26 tra i leader mondiali, in cui è assente proprio il rappresentate asiatico.
Una crisi quella che vive la Cina che ha portato lo stop alle centrali, nonostante la domanda non sia venuta meno. Una situazione che ha creato un vero e proprio effetto domino, dando così vita al relativo razionamento dell’energia elettrica e all’incremento dei costi di produzione per le aziende. Ma l’aumento della produzione di carbone procede in controtendenza a quanto promesso da Xi Jinping, ovvero di “iniziare a ridurre le emissioni di carbonio del suo paese prima del 2030”.
Nel suo intervento scritto inviato a Glasgow il presidente cinese Xi Jinping ha voluto precisare che “il suo paese è sia il più grande produttore mondiale di carbone” oltre che “il più grande inquinatore”, ma è pur vero che resta “il Paese che investe di più in energia pulita”.