Pechino (Cina), 3 apr. (LaPresse/AFP) Un funzionario cinese per gli Affari religiosi ha negato che la scorsa settimana le autorità abbiano temporaneamente trattenuto un vescovo non riconosciuto dal governo, dopo che il Vaticano ha frenato su un imminente accordo sulla nomina dei prelati.
I 12 milioni di cattolici cinesi sono divisi tra un’associazione gestita dal governo, il cui clero è scelto dal Partito Comunista ateo e una chiesa sotterranea non ufficiale, fedele al Vaticano.
Pechino e il Vaticano hanno interrotto le relazioni diplomatiche nel 1951 e sebbene i legami siano migliorati con la crescita della popolazione cattolica cinese, sono rimasti in disaccordo sulla nomina dei vescovi.
Il Vaticano ha rilanciato negoziati a lungo bloccati con Pechino tre anni fa. Ma la questione se la Cina o la Santa Sede possa designare i vescovi è stato un grosso ostacolo.
Il vescovo Vincent Guo Xijin era stato fermato lunedì scorso e costretto a trasferirsi nella città di Xiamen, a oltre 200 chilometri di distanza dalla sua diocesi, prima di essere rilasciato.
“Dire che la sua libertà è limitata non è coerente con i fatti”, ha detto Chen Zongrong, ex vice amministratore dell’Amministrazione statale per gli affari religiosi, in un briefing.
Guo, un vescovo nella provincia sud-orientale del Fujian, è riconosciuto dal Vaticano ma non dalle autorità cinesi.
Il Vaticano lo sta esortando a farsi da parte per un prelato riconosciuto dal governo comunista cinese mentre le due parti cercano di raggiungere un accordo sulla nomina dei vescovi.
Una fonte ha riferito all’AFP che la visita di Guo a Xiamen è stata “non una sua scelta, ma ha negoziato con i funzionari e gli hanno permesso di tornare sabato in tempo per presiedere alle attività pasquali”.