NAPOLI – Giuseppe Conte spiazza i pentastellati e lancia un aut aut a Beppe Grillo: “Non può esserci una leadership dimezzata o un prestanome, in ogni caso non potrei essere io. Con Beppe – ha spiegato – sono emerse alcune diversità di vedute, credo che non abbia senso imbiancare una casa che necessita di una profonda ristrutturazione. Beppe mi è sembrato ritenere che tutto va bene così com’è. Io non riesco a impegnarmi in un progetto in cui non credo e non posso assumere una decisione solo col cuore se la mia testa dice che il percorso è sbagliato”.
I pentastellati avevano fatto male i conti, si aspettavano che Giuseppi facesse ciò che fanno loro al cospetto del comico genovese, chinare la testa e dire “obbedisco”. Non è andata così e dopo lo strappo dei giorni scorsi avvenuto tra il fondatore del M5S e quello che dovrebbe essere il nuovo leader sul nuovo statuto, che prevede un ridimensionamento del ruolo del garante, sta a Beppe decidere se cedere alle richieste dell’ex premier o lasciare il Movimento in balia delle correnti interne senza un leader spendibile. Per Luigi Di Maio che spera di poter tornare alla guida dei grillini, non è questo il momento giusto e alternative che garantiscano la sopravvivenza parlamentare ai 5 Stelle mancano. Grillo non è al massimo del gradimento popolare (anche a causa della vicenda familiare che vede il figlio rinviato a giudizio con l’accusa di violenza sessuale di gruppo) e non è di certo l’interlocutore ideale per i leader degli altri partiti. Il tentativo portato avanti fino ad ora di preservare l’alleanza giallorossa potrebbe infrangersi: difficile immaginare che il segretario Pd Enrico Letta o i leader di Leu Pierluigi Bersani e Roberto Speranza si mettano a mediare con Grillo. Fatto è che, al di là di ciò che sarà, senatori e deputati pentastellati hanno iniziato a pressare il capo comico per evitare la rottura definitiva con Conte. Del resto se alla Camera ad occupare gli scranni ci sono per lo più i fedelissimi di Di Maio a garantire appoggio incondizionato a Grillo, al Senato la situazione vede in vantaggio Conte. A Montecitorio prevale la frangia campana composta da Luigi Gallo, Luigi Iovino, Gilda Sportiello, Alessandro Amitrano, Andrea Caso, Cosimo Adelizzi, Iolanda Di Stasio, Carmen Di Lauro, Giuseppe Buompane, Salvatore Micillo, Angelo Tofalo, Carlo Sibilia e Vincenzo Spadafora.
In Senato invece, la componente campana composta da Agostino Santillo, Sergio Puglia, Vincenzo Presutto, Mariolina Castellone e Sergio Vaccaro rischia di non spuntarla su quella romana guidata da Paola Taverna. La proposta di Conte è quella di far decidere alla base facendo circolare il nuovo statuto. Ma a Grillo andrà bene una sorta di congresso in cui a rischiare la sconfitta non è uno dei suoi, ma direttamente lui? Per ora il tentativo dei big grillini è quello di scongiurare una rottura. “Troveremo una soluzione per andare avanti nel migliore dei modi – ha sostenuto Fico – per rispetto di tutti gli iscritti del Movimento cinque stelle”. A sperare la frattura si ricomponga anche Tofalo. “Grillo e Conte sono le uniche due personalità in grado di traghettare il M5S verso il 2050 – ha detto – nell’interesse esclusivo del nostro Paese. Facciamo attenzione soltanto a chi avvelena i pozzi, dentro e fuori”. Tentativo di mediazione anche da parte di Gallo. “Conte resta la persona migliore per fare un passo in avanti – ha affermato – Grillo resta il garante e deve comunque essere coinvolto per l’agenda politica da Giuseppe Conte”.