CASAL DI PRINCIPE – Resiste al Riesame l’ordinanza cautelare che ha portato in carcere Antonio Schiavone, fratello del capoclan Francesco Sandokan, e fatto scattare i domiciliari per Francesco Paolella, 72enne di San Cipriano d’Aversa, e Amedeo De Angelis, 57enne di Casal di Principe, tutti accusati a vario titolo di riciclaggio. L’indagine, condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta, si è concentrata su alcuni terreni – circa 9 ettari – situati in prossimità dell’aeroporto militare di Grazzanise. Secondo l’accusa, Sandokan
li aveva acquistati negli anni Novanta da Armando De Angelis, al quale però era rimasta formalmente intestata la proprietà, per schermarla
da eventuali sequestri. La titolarità era poi passata al figlio Amedeo. Quest’ultimo, insieme ad Antonio Schiavone – che, secondo la Dda,
gestiva i terreni per conto del fratello ergastolano – dal 2019 al 2020 li avrebbe concessi in affitto a Paolella per 6.400 euro.
Dall’estate del 2020 a quella del 2021 parte dei terreni furono affittati a Francesco Schiavone (estraneo all’inchiesta), figlio di Valter
(altro fratello del boss, anch’egli detenuto a vita), per poi tornare nuovamente, dal gennaio 2021 al dicembre 2022, nelle mani di Paolella, sempre per 6.400 euro. Dal settembre 2022 al settembre 2023, nonostante fosse ancora in corso il contratto con il sanciprianese, si registrò un nuovo cambio, con la decisione di cedere in locazione l’intero fondo a Francesco Schiavone.
Le somme riscosse con gli affitti, tuttavia, sarebbero state marginali. Il vero affare, volto a recuperare l’investimento di Sandokan, sarebbe stato realizzato lo scorso febbraio: Antonio Schiavone e Amedeo De Angelis, considerato la presunta ‘testa di legno’, con l’intermediazione
di Giovanni Paolella (indagato a piede libero per riciclaggio), avrebbero venduto il fondo agricolo con annesso rudere al già citato Francesco Paolella. Un’operazione da 110mila euro. I legali Giuseppe Stellato e Giovanni Cantelli avevano chiesto l’annullamento della misura cautelare in carcere per Schiavone, ma i giudici hanno confermato la decisione del gip. Resta ferma la presunzione di innocenza: gli indagati sono da considerarsi tali fino a un’eventuale sentenza definitiva di condanna