Clan dei Casalesi. Inchiesta sui Mezzero, pioggia di condanne

Sono stati giudicati con rito abbreviato dal Tribunale Napoli: pene da 3 a 14 anni per il boss e la rete che lo avrebbe aiutato nel suo ritorno al crimine

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CASAL DI PRINCIPE – Hanno scelto di evitare il dibattimento e di essere giudicati con il rito abbreviato: e oggi, dal Tribunale di Napoli, per loro è arrivato il verdetto di primo grado. Si tratta di 8 dei 12 imputati finiti a processo nell’inchiesta dell’Antimafia sulla rete di soggetti che, secondo i carabinieri di Caserta, avrebbe supportato il ritorno al crimine del boss Antonio Mezzero.

La pena più alta è stata inflitta proprio al mafioso: 14 anni di reclusione. Mezzero, originario di Brezza ma di recente trasferitosi a Santa Maria Capua Vetere, era tornato in libertà nel luglio 2022 dopo oltre 25 anni di carcere. Secondo l’accusa, avrebbe rapidamente ripreso contatti e attività illecite, coinvolgendo nei suoi piani familiari e altri affiliati. Le condotte ipotizzate sono state monitorate dai carabinieri fino all’estate 2023.

Condannato a 8 anni il nipote Michele Mezzero, detto ’o malese, di Grazzanise, ritenuto tramite tra lo zio e altri soggetti mafiosi. Ruolo operativo nella rete sarebbe stato attribuito a Davide Grasso, di Santa Maria La Fossa, che ha ottenuto 12 anni. Per questi tre imputati viene contestata l’associazione mafiosa.

Per estorsione è stato condannato a 5 anni ciascuno Carlo Bianco, di Casal di Principe, in relazione alla compravendita di un capannone nell’Agro caleno; Pietro Di Marta (Vitulazio) e Andri Spahiu (Capua) hanno incassato 5 anni a testa; Pietro Zippo ha ottenuto 4 anni e Pasquale Natale (Bellona) 3 anni e 4 mesi. Secondo la ricostruzione accusatoria, avrebbero minacciato una coppia per costringerla a lasciare un immobile a Bellona, di proprietà di Zippo. In questo contesto è contestato anche l’incendio di un’autovettura, attribuito a Grasso, Di Marta, Natale e Spahiu. A Grasso e Natale viene inoltre imputata la detenzione illegale di una pistola.
Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni.

Tutti gli imputati restano da considerarsi innocenti fino all’eventuale condanna definitiva.

L’indagine aveva coinvolto complessivamente 24 persone; dodici erano state destinatarie di giudizio immediato. Quattro imputati, a differenza di quelli definiti oggi, stanno affrontando il processo davanti al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere: Alessandro Mezzero, altro nipote di Antonio, accusato di associazione mafiosa, e Giovanni Diana, cognato del boss Salvatore Nobis Scintilla, imputato per estorsione legata alla compravendita di un capannone nell’Agro caleno. Entrambi sono a giudizio con abbreviato condizionato.

Sono invece in dibattimento Vincenzo Addario, di Curti, accusato di estorsione in concorso con Grasso e con Antonio e Michele Mezzero ai danni del gestore di una bisca, e Giuseppe Diana, di San Cipriano d’Aversa, imputato per una tentata estorsione al titolare di un autolavaggio (anch’egli con rito abbreviato).

Nel collegio difensivo figurano gli avvocati Pasquale Diana, Nello Sgambato, Paolo Di Furia, Raffaele Russo, Carlo De Stavola, Saverio Campana, Paolo Caterino, Camillo Irace, Alberto Martucci, Guido Forillo e Stefano Vaiano.

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