Clan dei Casalesi, Schiavone lascia il carcere di Secondigliano

Emanuele Libero Schiavone era stato portato nel carcere napoletano dopo l’arresto del 15 giugno. E' accusato di armi e droga

CASAL DI PRINCIPE – Lasciarlo a Napoli sarebbe stato pericoloso. Un ambiente troppo vicino al contesto criminale dove è inserito. Troppo vicino ai suoi alleati. Troppo vicino pure ai suoi attuali nemici. E così l’amministrazione penitenziaria, su input dell’Antimafia, ha deciso di trasferirlo. Parliamo di Emanuele Libero Schiavone, figlio del capoclan Francesco Sandokan. Si trovava nel carcere di Secondigliano ma è stato deciso che dovrà continuare ad affrontare la custodia cautelare nella prigione di Taranto. Tenerlo in Campania avrebbe significato correre il rischio che potesse interfacciarsi in prigione con altri soggetti in grado di poter dare indicazioni agli affiliati schiavoniani liberi (o anche agli avversari).

Sandokan jr adesso si trova nel reparto di alta sicurezza del carcere di Taranto. Stando a quanto raccontato dal collaboratore di giustizia Vincenzo D’Angelo, genero del boss Cicciotto ‘e mezzanotte, al secolo Francesco Bidognetti, quando si trovava nel carcere di Siracusa, Emanuele Libero riusciva a comunicare con l’esterno attraverso dei telefonini clandestini che circolavano nella prigione, proprio come faceva Gianluca Nanà, figlio di Cicciotto e nuovo leader bidognettiano. E c’è il timore che possa farlo ancora. Schiavone era tornato a Casale dopo aver trascorso in cella ininterrottamente 12 anni. Era stato scarcerato a metà aprile e dal giorno dopo i carabinieri della locale Compagnia hanno documentato il suo impegnarsi nel riorganizzare il gruppo criminale, andando a cercare alleati per ‘fare soldi’.

In questa sua azione è arrivato a scontrarsi con una compagine malavitosa connessa ai Bidognetti. Per quale ragione? La causa scatenante sarebbe stata la richiesta da parte di Sandokan jr di avere una quota dei proventi che chi inneggiava a Cicciotto guadagnava dalla vendita di droga nell’Agro aversano. Ma questa tensione andava e va a collocarsi su una base già complessa, fatta di attriti profondi tra il figlio del capoclan Schiavone e Nanà verificatisi negli anni scorsi.

Gli effetti di questa fibrillazione tra schiavoniani e bidognettiani ormai sono noti: aggressioni, raid punitivi falliti, stese in piazza e spari contro le abitazioni (il tutto mentre era ancora in piedi la collaborazione con la giustizia intrapresa dal capoclan Sandokan, poi stoppata dalla Dda). Un’escalation di violenza bloccata dagli arresti eseguiti dai carabinieri. Emanuele Libero è stato trovato e ammesso al Pallonetto di Santa Lucia, quartiere del centro storico di Napoli, dove qui, probabilmente supportato dai soggetti connessi agli Elia, meditava su come reagire all’offensiva dei Bidognetti. Sandokan jr è stato arrestato insieme a Francesco Reccia, figlio di Oreste Recchie ‘e lepre: sono accusati di essersi armati per contrastare la cosca Ricava e di aver spacciato droga in piazza Mercato.

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