Camorra nel Napoletano, il clan Mallardo è ancora in piedi

Colpito duro da due blitz in 48 ore, ma l'organizzazione criminale egemone a Giugliano non si è ancora sfaldata

GIUGLIANO (Gianmaria Roberti) – Sono state 48 ore da incubo, per il clan Mallardo, quelle tra il 7 e l’8 giugno. Due batoste in rapida successione, con 34 persone bloccate dalle forze dell’ordine, in due distinte operazioni coordinate dalla Dda di Napoli. Ma il clan non è affatto disarticolato, come avvertono gli investigatori più esperti. Quindi guai ad abbassare la guardia, proprio ora. L’avviso è: non si può parlare di smantellamento, per la potente cosca di Giugliano. Restano in giro altre figure apicali. Tra esse, ad esempio, ci sarebbe Giuseppe Strino, detto Pinuccio ‘o toro, scarcerato a maggio. Ha scontato una condanna per estorsione aggravata, ed è ritenuto “soggetto di elevato spessore criminale”.

Ma non sarebbe mica l’unico caso. A piede libero, troviamo diversi elementi di peso. Tutta gente non coinvolta nelle ultime indagini. E il potere – che per la legge di camorra si declina tra soldi e armi – resterebbe saldamente alla famiglia Mallardo. Il nucleo centrale del clan, da sempre. Quella che acquisirebbe gran parte degli introiti, e gestirebbe la cassa. E che apparirebbe ancora coesa. Certo, una premessa è d’obbligo: con due blitz appena eseguiti, è prematuro formulare analisi. Troppo presto per radiografare gli equilibri, dentro e fuori la cosca. Oppure, per registrare possibili rimodulazioni interne. Queste sono valutazioni investigative di lungo periodo. Ma gli 007 anti-clan sono sicuri: non ci sarebbero conflitti dietro l’angolo. Momenti di malumore possono esserci, come ci sono stati in passato. Qualcuno, dopo anni di carcere, può essersi abbandonato a uno sfogo. Si è sentito non ricompensato, in termini economici, delle sofferenze patite. Ma sono passaggi fisiologici, in ogni organizzazione criminale. Una costante di tutti i clan camorristici. Del resto, a Giugliano, l’unico focolaio scissionista è stato spento sul nascere. La Squadra Mobile della Questura di Napoli ha soffocato i piani autonomisti del gruppo delle Palazzine.

Ma pure, con efficacia, la reazione violenta dei vertici del clan. Ed è univoca la conclusione degli inquirenti: non risulterebbe indebolita, al momento, la leadership della famiglia Mallardo. Anche tenendo conto di un dato. Il clan Mallardo sarebbe uno dei tre pilastri dell’Alleanza di Secondigliano, uno dei due cartelli egemoni – con il clan Mazzarella – nell’area metropolitana di Napoli. E un’eventuale contrapposizione non suonerebbe solo come sfida a loro, ma anche ai Contini e ai Licciardi. Ossia, le consorterie legate ai giuglianesi da un ferreo patto di camorra. Sul campo, però, è tempo di contare i danni. Ci sono i grossi colpi assestati al clan Mallardo negli ultimi giorni. Martedì scorso l’esecuzione di 25 misure cautelari, ad opera della Dia di Napoli, con 17 indagati condotti in carcere e 8 ai domiciliari. In cella è finito anche Michele Olimpio, il presunto reggente. Mercoledì, invece, i 9 fermi eseguiti dai carabinieri della compagnia di Giugliano. I militari dell’Arma, tra gli altri, hanno bloccato Michele Di Nardo, anch’egli considerato esponente di rilievo. Ma la lotta dello Stato ai Mallardo non può certo dirsi conclusa.

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