Clan Moccia, la rivolta dei baby boss. Barbato e Sorrentino nel mirino dei giovani del clan

Salvatore Barbato e Massimo Sorrentino

Un uomo legato a Mauro Franzese, descritto a capo di un gruppo dedito alle estorsioni in maniera autonoma, ma comunque sotto la bandiera dei Moccia, e collaboratore diretto di un ex boss degli afragolesi oggi pentito. Questo il profilo di Salvatore Barbato, alias Tore ’o cane, 56enne rimasto gravemente ferito in un agguato avvenuto due sere fa in via Salvo D’Acquisto a Casoria. Il profilo emerge dalle dichiarazioni rese agli inquirenti dal collaboratore di giustizia Michele Puzio nel febbraio di quattro anni fa. Puzio, al vertice dei Moccia per decenni, in sostanza descrisse Barbato come suo collaboratore sul territorio di Casoria. Un profilo di spicco del clan, dunque, un vero e proprio boss dell’ala casoriana della cosca. Che lotta per la vita in un letto d’ospedale dopo essere stato crivellato di colpi. Mercoledì sera l’azione fulminea di un commando di fuoco in via Salvo D’Acquisto. Probabilmente in due su una moto, i sicari hanno aperto il fuoco contro Barbato, che si trovava in compagnia di un altro uomo: Mauro Sorrentino, 40 anni, anche lui ritenuto uomo del clan Moccia, e nello specifico fedelissimo di Tore ’o cane. Il 56enne è stato colpito in vari punti del corpo, e un proiettile lo ha centrato a un polmone; Sorrentino è stato preso di striscio a un braccio e a un polso. Volevano uccidere. Per essere più precisi, volevano uccidere Barbato, che secondo una tesi investigativa sarebbe il reale obiettivo dei killer.

Ma chi è che oserebbe attentare alla vita di un boss di camorra così potente e di un clan così tanto influente? Le indagini guardano al recente ricambio generazionale che ha contraddistinto la cosca. Con i capi in carcere, i Moccia vivono da tempo gli scossoni tipici dei vuoti di potere. Succede nella vicina Afragola, accade anche a Casoria. E starebbe accadendo proprio in quest’ultimo periodo, con l’ipotesi della rivolta dei baby boss che prende sempre più quota col passare delle ore. A tentare di uccidere Barbato e Sorrentino, uomo fidato del boss, sarebbero stati i giovanissimi del clan. Ragazzi che vogliono allungare la mani, in maniera totalmente autonoma, sugli affari illeciti che contano: estorsioni e spaccio. D’altra parte, in una piazza come quella di Casoria, i business della droga e del racket fanno gola a molti.

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