NAPOLI – Smantellato il clan Sangermano, consorzio criminale dell’area nolana: arrestati in 25. Nell’ambito di un’indagine coordinata della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, i carabinieri del Nucleo investigativo del gruppo di Castello di Cisterna e il personale della Direzione investigativa antimafia, articolazione del Dipartimento della pubblica sicurezza, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Tribunale di Napoli, a carico di 25 soggetti, ritenuti appartenenti al clan Sangermano. Secondo l’inchiesta, sono gravemente indiziati a vario titolo dei reati di associazione di tipo mafioso, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, illecita concorrenza, usura, autoriciclaggio e porto e detenzione illegale di armi comuni da sparo, quest’ultimi reati aggravati dalle finalità e modalità mafiose. Oltre i 25 arrestati, che sono stati tutti trasferiti in carcere, risultano indagate anche altre 10 persone, tra cui l’attuale presidente del Consiglio e sindaco, dal 2010 al 2020, del Comune di San Paolo Bel Sito Manolo Cafarelli.
Seconda l’inchiesta, Cafarelli avrebbe sfruttato il suo ruolo da sindaco per consentire agli esponenti del clan di inserirsi nelle decisioni politiche del Comune di San Paolo Bel Sito e nella scelta degli incarichi all’interno della giunta. Avrebbe poi orientato l’assegnazione delle commesse edilizie o di altri incarichi a favore di imprenditori collegati ai Sangermano, nonché dato la propria disponibilità per richiamare e rimproverare l’allora consigliere comunale, Gennaro Secondulfo. Quest’ultimo sarebbe legato al clan Giugliano, attivo sul territorio nolano, con il quale i Sangermano avrebbero avuto alcuni contrasti in materia di stupefacenti. L’attività investigativa si è svolta tra il 2016 e il 2019, sotto la direzione della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, e ha fatto emergere l’operatività di questo consorzio criminale che, dalla piccola cittadina di San Paolo Bel Sito, avrebbe interessi in tutta l’area dell’agro nolano ma anche in una parte della provincia di Avellino, in particolare nel Vallo di Lauro e nella Bassa Irpinia. Il clan, che avrebbe come principali referenti i fratelli Agostino e Nicola Sangermano si sarebbe assicurato, attraverso anche una rilevante disponibilità di armi comuni da sparo, il controllo egemonico dei territori di loro interesse. Secondo la Dda, il sodalizio avrebbe allungato i propri tentacoli nel settore caseario e nel comparto edile. Nel primo caso avrebbe imposto la vendita di prodotti caseari a numerosi esercizi commerciali della zona e nel secondo caso avrebbe costretto gli imprenditori edili ad acquistare i materiali di costruzione da una sola rivendita di riferimento. Il tutto sarebbe avvenuto – secondo l’indagine – attraverso atti e condotte estorsive. Attività che avrebbero fruttato al clan cifre da capogiro. Ma non finisce qua, perché all’attività estorsiva e al racket, il clan Sangermano si sarebbe assicurato importanti profitti economici mediante attività di riciclaggio, esercizio illecito della professione creditizia, nonché la concorrenza illecita esercitata grazie alla forza di intimidazione. Dalle indagini emerge infatti che questo storico consorzio criminale godrebbe persino di fiducia e prestigio da parte di una parte della comunità locale. A dimostrazione di ciò e della pressante presenza del clan sul territorio, c’è un particolare episodio avvenuto durante la processione dell’effigie della Madonna di alcuni anni fa. Nel corso della tradizionale processione religiosa per le strade cittadine di San Paolo Bel Sito, l’effigie della Santa fu fatta ‘inchinare’ davanti alla casa di Agostino Sangermano. Il provvedimento eseguito dalle forze dell’ordine è comunque una misura disposta in sede di indagini preliminari che ammette ricorso e che può essere impugnata. E’ dunque bene ricordare che tutte le persone coinvolte nell’indagine, destinatarie o meno di misure cautelari, sono innocenti fino a sentenza definitiva.
Fermato con una pistola nella giacca
Una pistola nella tasca della giacca. Quando è stato arrestato dai carabinieri del nucleo investigativo di Castello di Cisterna, Agostino Sangermano è stato trovato in possesso di una pistola. La custodiva all’interno della tasca della sua giacca.
Nel corso dell’esecuzione dei 25 provvedimenti cautelari, i militari dell’Arma hanno anche effettuato delle perquisizioni e posto sotto sequestro circa 90mila euro in contanti, appartenenti a tre degli indagati e un’altra pistola in possesso a un quarto indagato.
Gli investigatori ritengono che la grande disponibilità di armi comuni sia uno dei tratti che contraddistingue il clan insieme all’ingente disponibilità di beni, immobili e aziende.
Parallelamente all’esecuzione delle misure di custodia cautelare in carcere, i carabinieri hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo, per un valore di circa 30 milioni di euro, su immobili, terreni, fabbricati, società, autovetture e rapporti finanziari.
Proprietà e interessi che si estenderebbero in un’area molto estesa che travalica i confini dell’agro nolano.
Il clan avrebbe maturato e gestito i propri interessi a sei zeri in un territorio molto esteso.
Ben oltre l’agro nolano, per l’appunto. Dall’area nolana fino al Vallo di Lauro e alla Bassa Irpinia, passando anche in alcuni territori dell’area vesuviana come Somma Vesuviana.