Clan Schiavone, l’amicizia nata in carcere tra Emanuele Libero e Oreste Reccia

Il figlio del capoclan pentito Francesco Schiavone Sandokan e il sanciprianese hanno trascorso insieme diversi anni in Sicilia.

Emanuele Libero e Oreste Reccia
Emanuele Libero e Oreste Reccia

È il carcere, spesso, ad unire: tanti i mafiosi che si avvicinano nei periodi di comune detenzione, tante le alleanze criminali che si stringono in cella. Ed è proprio la prigione che avrebbe rinsaldato i rapporti tra Oreste Reccia, alias Recchia ‘e lepre, ed Emanuele Libero Schiavone. I due, quando erano reclusi a Caltanissetta, in Sicilia, hanno trascorso insieme diversi anni. Il frequentarsi, il convivere in cella, che rappresenta una fase importante per ogni carriera mafiosa, avrebbe fatto emergere affinità e simpatie l’ex uomo di Antonio Iovine ‘o ninno (dal 2014 collaboratore di giustizia) e il figlio di Francesco Schiavone. E quando Sandokan jr ad aprile è tornato a Casale avrebbe trovato ad aspettarlo un nuovo amico, fidato, forse proprio grazie all’intesa nata dietro le sbarre, nel figlio di Recchia ‘e lepre, Francesco, che vive in via Ovidio

Preso atto di tale intreccio di rapporti, potrebbe essere, quindi, che chi ha ordinare di sparare in via Bologna, al portone di casa Sandokan, e in piazza Mercato, abbia innescato anche la stesa sanciprianese per intimorire chi ancora è vicino del figlio del capoclan pentito.
Ammesso che dietro a questi tre episodi ci sia la stessa matrice, ma perché mettere in piedi azioni violente che, inevitabilmente, richiamano l’attenzione sul territorio delle forze dell’ordine?

Potrebbe essere stato spinto dall’esigenza di consegnare un ammonimento, forte, al tentativo di Emanuele Libero Schiavone, e di chi ora lo appoggia, di inserirsi nei business criminali. Il sotto-testo degli spari potrebbe essere, quindi, il seguente: gli affari, ormai, sono i nostri e tu (Emanuele Libero e compagnia) devi restare ai margini. Ma potrebbe averlo fatto anche per raggiungere una finalità mafiosa più ideologica e sottolie: un avvertimento al capo del clan dei Casalesi che ha iniziato a collaborare con la giustizia.

Un segnale duro al padrino che ha violato il vincolo di omertà su cui era basata la creatura malavitosa da lui fondata: sparo a Casale e poi a San Cipriano per mettere in pericolo i tuoi figli che non hanno aderito al programma di protezione e che hanno ancora velleità malavitose. Ti ferisco nel punto dove sei più vulnerabili. Vado a colpire chi tu, Sandokan, iniziando a collaborare con la giustizia, speravi, forse, di salvare.

Il clan dei Casalesi torna a sparare, proiettili contro la casa…

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