ROMA – Il clima resta una priorità globale. A ribadirlo è il presidente del Consiglio, Mario Draghi, intervenendo alla tavola rotonda ‘Climate Moments’, organizzata nella settimana della 76esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite con il clima al centro dei lavori. Il premier parla a braccio ma non usa giri di parole: “È vero che stiamo ancora lottando contro la pandemia, ma questa è un’emergenza di uguale entità e non dobbiamo assolutamente ridurre la nostra determinazione”.
Draghi sottolinea come le politiche attuali “sono insufficienti per impedire alle emissioni di energia mondiali di ritornare ai livelli del 2019 entro il 2022 e di continuare a crescere dopo il 2023”. Dunque, “questa tendenza è ben lontana dalla traiettoria necessaria ad azzerare le emissioni nette entro il 2050”. Ecco perché “la sfida è evidente: raggiungere la transizione energetica dipende dalla possibilità di fornire un accesso all’elettricità generata da energie pulite a circa 785 milioni di persone entro il 2030 e di fornire ad oltre 2,6 milioni di persone un accesso a energie pulite per cucinare”. Il capo del governo italiano lancia un monito ai partner internazionali: “Il vertice del G20 che si terrà prossimamente a Roma e la COP26 di Glasgow sono un’opportunità imperdibile per rispondere a queste sfide e dimostrare la nostra determinazione collettiva”.
Ricordando, inoltre, che “c’è una grande aspettativa sulla nostra leadership da parte delle giovani generazioni”, perciò “finanziare la transizione è cruciale e dobbiamo rispettare la promessa di mettere a disposizione 100 miliardi di dollari. Ma, allo stesso tempo, dobbiamo essere consapevoli che le sole risorse pubbliche non possono sopportare l’intero costo della transizione. Mobilitare il settore privato è ugualmente cruciale”.
Parlando poi delle politiche individuali delle varie nazioni, Draghi pone l’accento sul fatto che “molti Paesi, come l’Italia, hanno deciso di porre al centro dei loro piani di ripresa e resilienza un modello di crescita più verde e inclusivo. Tuttavia, sappiamo già che è necessario fare di più”. Ma “siamo determinati a porre l’Ue sulla giusta traiettoria per ottenere una riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030, e per azzerare le emissioni nette entro il 2050. Ma l’Unione europea oggi è responsabile soltanto dell’8% delle emissioni globali”. E assicura: “L’Italia farà la sua parte”. Draghi, infatti, scandisce: “Siamo pronti ad annunciare un nuovo impegno economico per il clima nelle prossime settimane”.
(LaPresse)