ROMA – Andiamo troppo lentamente sulle rinnovabili e sulla transizione ecologica. E’ essenzialmente per questo che l’Italia fa “un passo indietro” nella lotta alla crisi climatica del Pianeta, scivolando di tre posizioni in classifica e arrivando a occupare la casella del 30esimo posto. Secondo il rapporto annuale di Germanwatch, Can e Newclimate institute sulla performance climatica dei principali Paesi al mondo, realizzato in collaborazione con Legambiente per l’Italia, l’arretramento del nostro Paese è dovuto “al rallentamento dello sviluppo delle rinnovabili e a un’inadeguata politica climatica nazionale”.
E, anche se nelle prime tre posizioni non si piazza nessuno – perché troppo ambiziosi i livelli e punteggi da ottenere – in testa verso la corsa a ‘zero emissioni’ ci sono tre Paesi scandinavi: dal quarto al sesto posto in ordine Danimarca, Svezia e Norvegia. In fondo troviamo i Paesi esportatori e utilizzatori di combustibili fossili come Arabia Saudita, Canada, Australia e Russia.
Il rapporto prende in considerazione la performance climatica di 60 Paesi, più l’Unione europea nel suo complesso, che rappresentano il 92% delle emissioni globali; la misurazione avviene attraverso il Climate change performance index – costruito per il 40% sulle emissioni, per il 20% sullo sviluppo delle rinnovabili e l’efficienza energetica, per l’altro 20% sulla politica climatica che usa come parametro di riferimento gli obiettivi dell’accordo di Parigi e gli impegni al 2030.
In base alla classifica del rapporto “la Cina, che è il maggiore responsabile delle emissioni globali, scivola di quattro posizioni al 37esimo posto. Nonostante il grande sviluppo delle rinnovabili, le sue emissioni continuano a crescere per il forte ricorso al carbone e la scarsa efficienza energetica del suo sistema produttivo”. Ancora più indietro si piazzano gli Stati Uniti, “secondo per emissioni globali al 55esimo posto. Un passo in avanti di sei pozioni rispetto allo scorso anno, grazie alla nuova politica climatica ed energetica avviata dall’amministrazione Biden e che però deve iniziare ancora a dare i suoi primi risultati. Tra gli altri Paesi del G20, solo Regno Unito, India, Germania e Francia si posizionano nella parte alta della classifica”. L’Unione Europea scende di sei posizioni al 22esimo posto, “soprattutto per la pessima performance di Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia, che si piazzano in fondo alla classifica”.
“Siamo lontani – spiega Legambiente – dagli obiettivi dell’accordo di Parigi e dalla soglia degli 1,5 gradi di aumento medio delle temperature globali”. L’associazione chiede di “invertire subito la rotta con la revisione del Piano nazionale clima e energia per garantire una riduzione delle nostre emissioni in linea con l’obiettivo di 1,5 gradi, di almeno il 65% entro il 2030”.
di Tommaso Tetro