Coldiretti, solo un italiano su 3 esce dal ristorante con la doggy bag

Un'abitudine, dunque, che non ha ancora contagiato capillarmente l’Italia dove permangono molte resistenze

©A&G / Lapresse 19-04-2008 Genova, Italia Varie James D. Bowien, statunitense di origine coreana che lavora come cuoco in un ristorante italiano di San Francisco  il vincitore del secondo Campionato mondiale di pesto genovese al mortaio, svoltosi oggi al Palazzo ducale di Genova. Il Campionato mondiale di pesto al mortaio ha visto la partecipazione di cento concorrenti, provenienti da tutto il mondo, dilettanti e professionisti, che si sono affrontati dal vivo nella preparazione della celebre salsa genovese a base di basilico. Nella foto: mortaio e pestello con gli ingredienti per il pesto

MILANO – Un italiano su tre quando esce dal ristorante si porta talvolta a casa gli avanzi con la cosiddetta ‘doggy bag’. Mentre una percentuale del 18% lo fa solo raramente. E’ quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixe’ sugli sprechi alimentari degli italiani in vista della ricorrenza della Giornata nazionale contro lo spreco alimentare che si celebra il 5 febbraio.

Doggy bag, la differenza tra l’Italia e le altre nazioni

Nel nostro Paese la situazione resta comunque molto lontana – nota la Coldiretti – rispetto ad altre nazioni partire dagli Stati Uniti. Dove la borsa con gli avanzi è una nata addirittura negli anni ’40 per diventare ormai una prassi naturale e consolidata tra la popolazione che coinvolge addirittura i vip.

In Francia c’è una norma – rileva Coldiretti – che obbliga i ristoranti con più di 180 posti a sedere di avere in dotazione la doggy bag. Ma l’abitudine di portarsi a casa gli avanzi è radicata anche in Cina, dove la richiesta del “dabao” (che significa “Mi faccia un pacchetto”) è entrato nel galateo, e viene considerato un comportamento da persone educate.

L’analisi della Coldiretti nei ristoranti italiani

In Italia invece – precisa la Coldiretti – il 9% non la chiede perché non è educato, volgare, da poveracci ed il 5% perché si vergogna. C’ è peraltro un 28% di italiani non lascia alcun avanzo quando va a mangiare fuori.

La tendenza a finire quanto viene servito a tavola, secondo i suggerimenti del nonni, richiama un passato difficile. Che – sottolinea la Coldiretti – riconosceva il valore del cibo e la necessità di non sprecarlo. Un comportamento che – precisa la Coldiretti – mal si concilia però con i troppi pudori ancora presenti nel richiedere gli avanzi del cibo acquistato nel ristorante. Come avviene abitualmente in altre realtà.

Un modus operandi poco diffuso nel nostro paese

Una abitudine dunque che non ha ancora contagiato capillarmente l’Italia dove permangono molte resistenze. Nonostante la richiesta di portare a casa gli avanzi dei pasti consumati nella ristorazione sia un diritto dei clienti. Sancito anche dall’entrata in vigore della legge 166/16 sugli sprechi alimentari che “promuove l’utilizzo, da parte degli operatori nel settore della ristorazione, di contenitori riutilizzabili idonei a consentire ai clienti l’asporto degli avanzi di cibo”.

Confezioni e vaschette per conservare il cibo in eccesso

Non a caso – riferisce la Coldiretti – molti ristoranti si sono attrezzati e in un numero crescente di esercizi, per evitare imbarazzi, si chiede riservatamente al cliente se desidera portare a casa il cibo o anche le bottiglie di vino non finite. E si mettono a disposizione confezioni o vaschette ad hoc. Peraltro – conclude Coldiretti – molte delle porzioni avanzate possono essere consumate a casa semplicemente riscaldandole oppure utilizzate come base per realizzare ottime ricette.

(LaPresse)

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