BOGOTA’ – Migliaia di persone hanno nuovamente protestato sabato a Bogotà, nel terzo giorno consecutivo di mobilitazione contro il presidente di destra Ivan Duque, che di conseguenza ha anticipato a domenica l’apertura di un dialogo nazionale originariamente annunciato per la prossima settimana.
Duque, molto impopolare dopo solo 15 mesi al potere, ha dato infatti il via libero al ‘dialogo’ lanciato venerdì in risposta alle proteste di dimensioni senza precedenti di giovedì. “Domani inizieremo una dialogo nazionale con sindaci e governatori eletti” nelle elezioni locale dello scorso ottobre, ha twittato, aggiungendo che continuerà questo dialogo la prossima settimana con “diversi settori sociali”.
La ripresa delle proteste
Dopo una notte di coprifuoco, imposto per la prima volta in tuttala capitale Bogotá dal 1977, le proteste sono riprese nel pomeriggio di sabato, mentre le squadre municipali hanno ripulito le tracce dei saccheggi e delle devastazioni nei popolari quartieri a sud della città.
Duque, 43 anni, contestato per le sue politiche economiche, sociali e in materia di sicurezza, ha fatto sapere che lunedì riunirà la Commissione nazionale per la concertazione del lavoro, che conta i ministri delle Finanze, del Lavoro e del Commercio e i rappresentanti di aziende e lavoratori. “Durante la settimana, continueremo i dialoghi con i diversi settori sociali”, ha aggiunto il capo dello stato, al potere dall’agosto 2018 ma senza una maggioranza in parlamento e il cui partito, il Centro democratico, ha subito gravi battute d’arresto nelle elezioni locali.
I sindacati avevano indetto uno sciopero nazionale e manifestazioni per il 21 novembre, a cui si sono uniti studenti, indigeni, organizzazioni dell’opposizione, ambientalisti e artisti.
Gli scontri
Centinaia di migliaia di persone hanno partecipato alla protesta attraverso marce per lo più pacifiche in tutto il paese. Altre manifestazioni si sono tenute venerdì, contrassegnate da ‘cacerolazos’ (concerti di padelle e piatti), una forma di protesta finora insolita in Colombia. Sabato, si sono nuovamente formati raduni in vari quartieri di Bogotà, oltre che a Cali e Medellin, terza e seconda città del paese. Le proteste sono durate per tutto il giorno nella capitale, in risposta alla repressione della polizia, che ha usato gas lacrimogeni e proiettili di gomma per disperdere i primi manifestanti.
Un diciassettenne è rimasto gravemente ferito alla testa da un proiettile sparato della polizia in assetto antisommossa, secondo le immagini trasmesse sui social network da un video che ha suscitato forte indignazione. Il giovane è stato ricoverato in terapia intensiva. In serata, il capo dello stato ha annunciato su Twitter di aver ordinato “un’indagine urgente sul caso per fare luce su ciò che è accaduto e determinare le responsabilità”.
“Esprimiamo la nostra preoccupazione per l’uso eccessivo della forza da parte dell’Esmad (lo squadrone antisommossa) durante una manifestazione a Bogotà”, aveva precedentemente twittato il Defender of the People, ente pubblico di tutela dei diritti.
Da giovedì, gli scontri con le forze dell’ordine hanno causato la morte di tre persone e provocato quasi 300 feriti in tutto il paese.
Circa 13mila agenti di polizia e militari sono stati dispiegati nella capitale. Supportati da elicotteri, hanno sorvolato la città di sette milioni di persone, dove la violenza ha provocato circa 300 arresti.
“Queste pattuglie sono necessarie e garantiscono anche la tranquillità dei cittadini”, ha dichiarato Duque.
LaPresse