NAPOLI – Non sapeva di essere un bersaglio in movimento, quando poco dopo le 11 di ieri, in via Teano, nel cuore del rione San Gaetano, stava viaggiando in sella a un Honda Sh. Era nella sua zona, immaginava di non avere nulla da temere. Era uno duro, che ha affrontato anche il carcere. Pensava di avere le spalle forti. Mentre andava ha sentito una sgasata di scooter alle sue spalle.
Non si è neppure reso conto di costa stesse accadendo quando, all’altezza dell’incrocio con via Comunale Piscinola, al confine tra due quartieri, ha sentito gli spari. Antonio Avolio, 30 anni ancora da compiere, è stato ucciso in strada a colpi d’arma da fuoco. Il commando ha sparato più volte. Avolio è stato raggiunto da due proiettili, uno dei quali lo ha centrato alla nuca uccidendolo sul colpo. Fa impressione che l’azione di fuoco sia avvenuta in pieno giorno, davanti a decine di persone. Via Teano alle undici del mattino è brulicante di persone. Le stesse che conoscono bene le dinamiche malavitose in cui è imbrigliato il quartiere. Di giorno, come di notte.
Il buio, a Miano, è un abito che spesso camuffa alla perfezione le imperfezioni presenti sulla ‘pelle’ del territorio. Il tessuto però non basta a coprire tutto il ‘corpo’ del quartiere. Ed ecco qualche difetto ‘naturale’ affiora in superficie. Accade più o meno discrezione. Attorno alla mezzanotte Miano è un cuore che pulsa vita. Non sono semplicemente i preludi dell’estate: qui funziona sempre così. Le decine di cornetterie, pub, paninoteche e bar attirano fiumi di clienti e le strade sono un continuo di auto e motorini. Le vetrine che espongono cibo in realtà sono avamposti strategici.
Musica trap pompata a palla nelle casse delle vetture compatte, giovanissimi che tengono con difficoltà i manubri degli scooter più ampi della capacità delle loro braccia. Poi più la notte diventa padrona, più gli scenari cambiano. La vitalità scivola veloce per far posto a tutt’altra realtà. Un paio d’ore dopo in giro non c’è tanta gente. Gli unici visi sono quelli dei ragazzi assembrati in comitive agli angoli delle strade, nei pressi degli incroci tenuti in ordine dai semafori.
I volti – ora verdi, ora rossi – vengono rivolti regolarmente su chi in quel momento passa in strada. Sono sguardi attenti, anche se a prima vista vengono lanciati tra una chiacchiera e l’altra. Sono sguardi di chi è preposto al monitoraggio costante del ‘fortino’. Ha un dovere da osservare al meglio e lo fa al meglio. Sono gli occhi vigili sul territorio, occhi che guardano per poi raccontare. Sono le sentinelle ferme, supportate nel lavoro dai colleghi itineranti perlopiù in sella alle due ruote.
Auto e scooter non ‘conosciuti’ attirano subito l’attenzione dei giovani in jeans, scarpe da ginnastica e magliette scure. Chi viene da fuori dev’essere in qualche modo ‘schedato’. I veicoli noti, invece, vengono quasi ignorati: per capire di chi si tratta spesso basta appena il rombo di un motore accompagnato da un saluto con la mano. Persino da lontano. Lo step del riconoscimento delle targhe è ormai superato da decenni a Miano.