Comunali a Napoli, centrodestra litigioso e senza scelte. Maresca con la zavorra dei partiti

I simboli di Lega, Fi e FdI per lui sono un peso e non un’opportunità. Il magistrato può aprire anche alle forze di centrosinistra per far saltare il tavolo di Manfredi

NAPOLI – “Oggi la Lega è al governo con Draghi e sta con il Pd e con i 5 Stelle. Non credo che a loro crei imbarazzo, se non crea imbarazzo a loro tanto meno lo creerà a me. Il nostro è un progetto civico e lo vorrei presentare anche all’esterno come progetto autenticamente e totalmente civico”. Così parlò ieri Catello Maresca, candidato a sindaco di Napoli, costretto nel giro di pochi secondi a dire una cosa (la Lega non mi imbarazza) e il suo esatto contrario (vorrei un progetto totalmente civico).

Escludendo, anche per il lavoro al quale ha dedicato la sua vita, che Maresca abbia problemi di memoria, il paradosso, la contraddizione, l’ambiguità nella quale è costretto a rifugiarsi con encomiabile disinvoltura è frutto di una evidente difficoltà del magistrato, che da un lato non nega (come potrebbe?) di essere il candidato del centrodestra, ma dall’altro sa perfettamente che il timbro di Matteo Salvini sulla sua corsa verso la fascia tricolore del capoluogo della Campania è una zavorra che lo porterà, con ogni probabilità, alla sconfitta.

Non è infatti accettabile, in termini politici, il paragone che Maresca fa con la partecipazione della Lega al governo di salvezza nazionale guidato da Mario Draghi: qui siamo a Napoli, non a Milano o a Udine, e la Lega a Napoli è considerata un partito ostile: tutti ricordano gli insulti terrificanti che gli esponenti del partito di Salvini, lui compreso, negli anni, hanno rivolto contro i partenopei. Dunque, Maresca non prenda in giro chi lo ascolta: i napoletani non sono un popolo di sprovveduti.
Maresca rifletta fino in fondo su un dato incontrovertibile: sono i partiti del centrodestra ad aver bisogno di lui, e non viceversa.

A meno che non sia vera la indiscrezione che circola, e che vorrebbe che a Maresca sia stato promesso un seggio in parlamento come paracadute in caso di sconfitta, la litania sui simboli, sul comizio con Salvini, sul suo essere civico o politico, sarà una palla al piede che lo accompagnerà per tutta la campagna elettorale.
Immaginiamo che Maresca dica ai dirigenti di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia: “Amici, sono onorato del vostro sostegno, ma il mio progetto è civico e non voglio caratterizzarlo con i simboli dei partiti”. Che farebbero i suoi interlocutori? Nulla, perché nulla, come hanno dimostrato alle regionali dello scorso settembre, sono in grado di fare. Forza Italia? In queste ore, a livello nazionale, procede il processo di fusione con la Lega: in sostanza, è già un ex partito.

A Napoli poi sarebbe meglio stendere un velo pietoso: litigi interni continui, insulti pesantissimi che girano su audio whatsapp agghiaccianti, risse verbali, minacce di querele incrociate, veti (nel nome di Maresca, ma lo sa?) su liste e esponenti politici, un quadro della disperazione.
La Lega? Abbiamo già detto: altro che governo Draghi, a Napoli il simbolo del Carroccio non ha certamente lo stesso valore simbolico (per l’appunto) che assume a Milano, Torino, Udine o Bergamo. A Maresca diciamo, perché lo sappiamo con certezza, che senza quel simbolo molte associazioni e liste di espressione moderata, liberale, cattolico-dossettiana, meridionalista, identitaria e riformista, in fuga dall’accrocchio Pd-M5s e dalla candidatura grigia di Gaetano Manfredi, sarebbero entusiasti di sposare il suo progetto civico.
Fratelli d’Italia, infine: è forse il partito più in salute, anche a livello locale, ma è reduce dalla disfatta delle regionali, e il suo peso è, se non irrilevante, comunque trascurabile e non determinante per l’approdo all’eventuale ballottaggio.

Ballottaggio che sarebbe la disfatta di Gaetano Manfredi, che se non vincerà al primo turno andrà incontro a un probabile flop al secondo, essendo la sua una candidatura frutto di un accordo di palazzo tra partiti alla frutta, come Pd e M5s.
Si liberi, Maresca, delle manette politiche rappresentate da questi tre simboli: apra la sua coalizione anche a chi sta con Manfredi, o con la Clemente, o con Bassolino, solo perché non ha alternative e a chi si disinteressa della politica perché stanco del teatrino politicante.

Quando Maresca comunicherà la decisione ai dirigenti di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, si troverà di fronte visi pallidi e fronti spaziose imperlate di goccioline di sudore freddo, perché gli elettori di centrodestra sono già dalla sua parte.

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