NAPOLI (Diego Semola) – Soffiano venti di guerra nel centrosinistra. L’impasse in cui è piombata la coalizione a pochi mesi dalle Amministrative non sembra avere soluzioni. Il ‘no con condizioni’ dell’ex ministro Gaetano Manfredi è sempre lì. Nessuna retromarcia nonostante il pressing di mezzo mondo progressista e pentastellato da Napoli a Roma. Vincenzo De Luca ha perso la pazienza. A quanto apprende Cronache, sherpa del governatore hanno recapitato un messaggio chiaro all’ex rettore della Federico II ed ai suoi sostenitori: ha tre giorni per scegliere, per dire sì. Altrimenti? Altrimenti il tavolo della coalizione va all’aria, salta, ed è tana libera tutti.
La lenta diaspora verso il sostituto procuratore di Napoli Catello Maresca, che si appresta a guidare una coalizione civica appoggiato dal centrodestra, è già iniziata. E’ quasi impossibile, poi, la che le 24 sigle che compongono l’attuale centrosinistra convergano su un altro nome. E’ escluso, infatti, che i deluchiani dicano sì ad un nome del Movimento 5 Stelle, chiunque esso sia (Roberto Fico o Sergio Costa poco importa). Neanche il Partito democratico ha un piano b. Ogni tanto il nome del sottosegretario Enzo Amendola riaffiora a galla, ma non terrebbe tutti uniti. Anzi. L’unico profilo in grado di unire è e resta Manfredi. Stop. Intanto, per convincere l’ex ministro, il segretario dem Marco Sarracino insieme a parlamentari grillini lavora ad una proposta di legge per aiutare le disastrate casse comunali napoletane. Basterà? Non lo sa nessuno.
Insomma, è una corsa contro il tempo. Ogni giorno che passa si inclina un rapporto, un equilibrio si sposta. I renziani di Italia Viva, coordinati a Napoli da Graziella Pagano, Gabriele Mundo e Apostolos Paipais rilanciano la necessità di elezioni primarie. Così come il Verde Francesco Emilio Borrelli. Quest’ultimo, però, nei giorni scorsi avrebbe considerato anche l’ipotesi di una candidatura solitaria al primo turno. “Francesco è popolare – spiega una fonte a lui vicina – in tanti gli suggeriamo di provarci. Può arrivare al ballottaggio in un questo quadro così confuso”. I grillini non se la passano benissimo. I parlamentari Luigi Iovino, Alessandro Amitrano, Gilda Sportiello e la consigliera regionale Valeria Ciarambino sperano in Manfredi e devono tenere a bada i dissidenti, che a Napoli sono tanti e sono rappresentati dal capogruppo in Consiglio, Matteo Brambilla. Battagliera la sua posizione: “Mai con il Pd”. Non si tratta. Insomma, si ha la sensazione che i democrat non abbiano affatto un piano b in caso del gran rifiuto di Manfredi. Preoccupa, poi, il silenzio di alcuni dominus del Pd campano. Una preoccupazione condivisa a Napoli quanto a Roma, e coinvolge anche il segretario nazionale Enrico Letta che si guarda bene dall’intervenire in prima persona in una vicenda così complessa come quella partenopea. Il silenzio assordante del potente deputato Lello Topo, del recordman di preferenze e capogruppo in Regione Mario Casillo, dei due primi eletti nell’assemblea napoletana Aniello Esposito e Salvatore Madonna non rende la vita facile ai giallorossi che in questi giorni stanno cercando di convincere in ogni modo Manfredi a candidarsi a sindaco. Infine, tutti aspettano la mossa di De Luca. Che farà il governatore? Darà il semplice nulla osta ai suoi a far ciò che meglio ritengono? Darà una mano a trovare un altro candidato, imponendo un suo fedelissimo? In queste ore tra i corridoi del Pd e di Palazzo Santa Lucia gira qualsiasi nome. Un turbine di politici, imprenditori, manager, uomini e donne messi nella rosa dei papabili candidati un po’ per destabilizzare un po’ per trovare effettivamente un’alternativa per la candidatura a sindaco. E così tra il ceto politico qualcuno rilancia l’assessora all’Istruzione Lucia Fortini o la collega Armida Filippelli, qualcun altro nomina il presidente dem Paolo Mancuso, il manager Amedeo Manzo, altri rispolverano Riccardo Maria Monti. Regna la confusione, per ora la politica non riesce a dare risposte. Aspettando Manfredi, prima che De Luca perda la pazienza.