Comune di Caserta, il sistema di corruzione ricostruito dai pm: 14 le persone indagate tra assessori e dipendenti

Misura cautelare pure per l’imprenditore Rivetti, fra gli indagati il dirigente Vitelli, il vicesindaco Casale e uno staffista. Ai domiciliari anche il dipendente Porfidia.

Lavori pubblici affidati arbitrariamente, voti comprati a 50 euro l’uno, l’assessore Massimiliano Marzo agli arresti domiciliari insieme agli storici dirigenti Francesco Biondi e Giovanni Natale e al dipendente del settore tecnico Giuseppe Porfidia, il vicesindaco Emiliano Casale, il dirigente Luigi Vitelli e lo staffista di Marzo Magdi Khacermi fra i 14 indagati. L’inchiesta coordinata dai pubblici ministeri Armando Bosso e Giacomo Urbano della Procura di Santa Maria Capua Vetere e condotta dai carabinieri del nucleo investigativo di Caserta scuote il Comune e rivela un sistema “disinvolto” di gestione da parte dell’amministrazione guidata dal sindaco Carlo Marino. Tanto da aver indotto i 5 Stelle, nel pomeriggio di ieri, ad annunciare l’uscita dalla giunta.

I pubblici ministeri avevano chiesto il carcere per Marzo e per gli imprenditori Gioacchino Rivetti (di Valle di Maddaloni) e Raffaele Nunziante (di Caserta), ma il giudice per le indagini preliminari Daniela Vecchiarelli ha disposto i domiciliari per l’assessore, i due dirigenti, Porfidia e Rivetti, mentre non ha adottato alcuna misura per gli altri coinvolti. Si indaga, a vario titolo, per voto di scambio, corruzione, abuso d’ufficio, falso e concussione.

Le indagini sono partite nel 2021 e hanno preso origine da accertamenti per reati di spaccio a carico di Antonio Rondinone, ritenuto vicino al clan Belforte ma non indagato in questo procedimento. Rondinone si sarebbe interessato a una possibile candidatura, a sostegno della coalizione di Marino, del figlio Gennaro, che invece è indagato a piede libero nell’inchiesta. In città giravano insistenti voci di voto di scambio e i carabinieri si misero all’opera per verificarne l’autenticità.

Secondo la tesi della Procura sammaritana, Casale avrebbe ottenuto voti in cambio della promessa a Gennaro Rondinone di ottenere l’affidamento di lavori per le scuole del Comune. A questo scopo Rondinone junior avrebbe formato un’impresa individuale poco prima del voto. Il patto elettorale si sarebbe concretizzato con l’affidamento di lavori alla scuola materna di Santa Barbara. Marzo avrebbe indotto gli imprenditori beneficiati ad acquistare materiale edile presso la sua azienda di famiglia, la Edil Marzo (della quale è socio al 50% e amministratore) e in questo modo il fatturato sarebbe aumentato in maniera consistente dopo le elezioni.
L’importo totale dei lavori nel mirino dei carabinieri è di 180mila euro. Nella giornata di ieri Il prefetto di Caserta Giuseppe Castaldo ha sospeso dalla carica l’assessore Marzo.

Il provvedimento è stato adottato sulla base della legge Severino, a seguito dell’ordinanza di custodia cautelare del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, con la quale è stata disposta la misura della detenzione domiciliare. Il provvedimento di sospensione è stato trasmesso per l’esecuzione al Comune e il sindaco ha assunto l’interim delle deleghe di Marzo. Le competenze dei dirigenti Biondi e Natale saranno redistribuite tra gli altri dirigenti e il segretario generale. Vitelli, solo indagato, resta invece in servizio, ma sarà privato delle deleghe che potrebbero portare a incompatibilità. I legali degli arrestati (nel collegio difensivo l’avvocato Vittorio Giaquinto) sono adesso al lavoro per chiedere la revoca della misura cautelare.

Gli affidamenti compensati con lavori gratis in casa

La Procura ipotizza un sistema corruttivo che prevedeva l’affidamento di lavori da parte degli amministratori per ottenere utilità, per mezzo di “atti illegittimi e a volte falsi”. Lo ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri Manuel Scarso a margine della conferenza stampa tenuta ieri mattina in Procura a Santa Maria Capua Vetere. In cambio gli amministratori “ottenevano vari favori e utilità come lavori svolti presso le proprie abitazioni” o con l’imposizione di acquisto di materiali edili presso rivendite di loro proprietà.

Caserta, la conferenza stampa
Caserta, la conferenza stampa

Per gli affidamenti si è fatto ricorso al collaudato strumento dello “spacchettamento”: per non superare la soglia oltre la quale è obbligatorio ricorrere all’appalto, gli interventi venivano divisi e affidati direttamente, in particolare per la manutenzione di verde pubblico, plessi scolastici e canile comunale. Secondo quanto è emerso dalle indagini, ha aggiunto Scarso, in alcuni casi i lavori erano già iniziati o addirittura conclusi prima che fossero approvati gli atti relativi e pagati alle imprese per intero e non in percentuale.

Nel corso dell’inchiesta è emerso un conflitto fra gli interessi pubblici e quelli privati con un “mercimonio del voto”, secondo quanto ha affermato il procuratore della Repubblica Pierpaolo Bruni. I provvedimenti sono arrivati grazie a “un attento monitoraggio di collusioni destinate alla gestione di affidamenti di lavori in cambio di promesse o utilità di ogni tipo”, secondo il sostituto procuratore aggiunto Carmine Renzulli.

I comandanti del reparto operativo Salvatore Sferlazza e del nucleo investigativo Gianluca Galiotta hanno spiegato che gli inquirenti si sono avvalsi di una piattaforma informatica e di accertamenti patrimoniali sulla Edil Marzo: l’azienda vide aumentare i propri affari dopo la nomina dell’assessore, con una crescita delle vendite del 250%. Un exploit che fu contestato dalle stesse imprese concorrenti.

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