ROMA – Alla fine la verità è venuta a galla: Giuseppe Conte non aveva rinunciato all’esame orale per diventare professore di Diritto Privato alla Sapienza di Roma (in questi giorni aveva detto: “Il mio nuovo ruolo mi impone di riconsiderare la domanda”), ma soltanto chiesto il rinvio dell’esame per impegni istituzionali. Poi in serata la decisione definitiva: “Rinuncio”, ha detto il premier in un video postato su Facebook, e lo fa per “sensibilità personale”.
Il Times lo punzecchia: “Cerca un lavoro di riserva?”
Il mondo non è rimasto a guardare. La notizia della candidatura di Conte è sbarcata anche negli States. L’eco è risuonato anche sui media, con il Times in prima linea. “Il primo ministro italiano sta cercando un lavoro di riserva? – titola con ironia il New York Times – Trovandosi a ricoprire un incarico tradizionalmente precario, ha cercato di evitare di mettere tutte le sue uova in un paniere professionale perseguendo una posizione di riserva come insegnante in un’università di Roma. La svolta: il paniere in questione è il governo italiano. E Conte è il premier”. Ad ogni modo il fuoco delle polemiche dovrebbe spegnersi a breve, dopo l’annuncio ufficiale del ritiro dai giochi accademici.
Il buonsenso alla base del ritiro
Dopo giorni di polemiche, sulla decisione di candidarsi ha prevalso il buonsenso. Già, per il trio di esaminatori sarebbe stato troppo imbarazzante giudicare un presidente del Consiglio. E nel caso in cui Conte avesse rinunciato dopo un’eventuale nomina, il dietrofront (mettersi in aspettativa) avrebbe servito su un piatto d’argento attacchi frontali da parte di media e politici.