ROMA – Maggiore attenzione alle aziende ‘vere’, quelle strutturate e in grado di fornire un contributo importante per superare la crisi, insieme con la creazione di un Piano globale per l’alimentazione. Queste i due capisaldi su cui si è concentrata l’assemblea di Confagricoltura, dove il presidente dell’associazione Massimiliano Giansanti ha messo in evidenza quello che serve per il futuro tratteggiando un modello integrato che guardi all’Europa (per la quale non sono mancate critiche), alla tecnologia e al digitale, all’innovazione e alla ricerca, ricordando sempre che l’agricoltura è il settore che tiene in piedi il Pil italiano.
Negli anni sono calate le aziende agricole, e in agricoltura – osserva Giansanti – “se un’azienda chiude, un’altra diventa più grande. Questo processo in Italia ha portato ad aziende grandi e strutturate che riescono a stare sul mercato. Su quelle dobbiamo puntare, se vogliamo aumentare la produzione agricola italiana del 30%; sono in grado di affrontare gli investimenti necessari”.
Per il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli “dobbiamo mettere in campo la capacità di fare; è chiaro che si deve intervenire su alcuni elementi in modo massiccio e rapido, a partire dalla capacità progettualità. Dobbiamo ricominciare a pensare alla Pubblica amministrazione e al suo ruolo, che deve essere rafforzato. E poi non è possibile a risorse invariate gestire emergenze e Pnrr”.
Si apre il capitolo Europa: “Siamo di fronte ad un momento molto complesso figlio di scelte sulla Politica agricola comune – rileva Patuanelli – l’Europa è chiamata a dare risposte immediate sulla crisi dell’agricoltura. Si deve fare un ragionamento su come concentrare le risorse”. Il presidente di Confagricoltura non risparmia critiche all’Ue: “In 40 anni di politiche comunitarie, disastrose, il settore agricolo è passato dalle eccedenze alla carestia. La cecità con cui ci si confronta a Bruxelles è sotto gli occhi di tutti”.
Confagricoltura intende, essenzialmente, “programmare il futuro” mettendo a punto, insieme a tutte le componenti della filiera, “un modello agricolo italiano da proporre al G7”. In sostanza, “un Piano globale per l’alimentazione. L’agroalimentare in questo momento è il primo settore che contribuisce alla costruzione del Pil, in una fase storica difficilissima: stiamo affrontando la tempesta perfetta, la crisi dei mercati, la guerra, la siccità e i cambiamenti climatici”. Per Giansanti – che pone sul tavolo i temi del cuneo fiscale e delle rinnovabili – “la logica dell’urgenza e dell’emergenza ci soffoca; è tempo che il presidente del Consiglio Draghi ascolti anche le imprese, oltre ai lavoratori. Urge rilanciare le politiche di accompagnamento per aiutare le aziende agricole a sostenere i crescenti costi dei fattori produttivi e riaprire la partita della biotecnologie per mantenere competivività”.
di Tommaso Tetro