Sarà decisiva per capire i tempi: l’attenzione di Matteo Salvini oggi è tutta rivolta alla conferenza dei capigruppo del Senato. Dal risultato della riunione fissata nel pomeriggio, comprenderà se l’idea di un voto ad ottobre, al massimo a novembre sarà realtà o una chimera. Le date più probabili per convocare l’Aula e affrontare la mozione di sfiducia della Lega a Giuseppe Conte è tra il 19 e il 20 agosto. Il Carroccio spera già mercoledì, ma è un’ipotesi quasi irrealizzabile
Da dirimere c’è la richiesta del Pd che vuole trattare, seguendo l’ordine di presentazione, prima quella a carico di Salvini. A complicare il tutto ci sono la richiesta del premier di parlare alle Camere e la mossa dei Cinque Stelle tesa a votare subito il taglio dei parlamentari.
Mentre si lavora alle date, i partiti preparano le proprie strategie. Il Pd è profondamente diviso: Zingaretti è il segretario dei dem, vero. Ma la maggioranza dei parlamentari del gruppo fanno ancora capo a Renzi. E il fiorentino vuole fare da spalla ai grillini per rinviare il voto.
Il governatore del Lazio non è contento: si sente spodestato, ma i numeri sono numeri. E chi siede tra Senato e Camera con la tessera del Pd in tasca al momento ha ancora in Renzi il suo leader (e non Zingaretti).
Salvini intanto è al lavoro per rinsaldare il centrodestra: nei prossimi giorni si incontrerà con gli alleati. Se Giorgia Meloni e il suo Fdi rappresentano partners fedeli, da decifrare ancora ciò che resta della fu Forza Italia.