Secondo quanto riportato dal servizio stampa della centrale, controllata dai russi, un ordigno sarebbe stato lanciato a soli cinque metri da un impianto di stoccaggio di carburante. Le accuse reciproche tra i due Paesi non si sono fatte attendere. Il leader russo, Vladimir Putin, ha sostenuto che l’Ucraina continui ad attaccare la centrale nucleare e la città di Enerhodar, sottolineando la gravità dell’attacco alle infrastrutture critiche della stazione. Putin ha anche fatto riferimento alla partecipazione alle elezioni come manifestazione di sentimenti patriottici, citando gli abitanti del Donbass e della Novorossiya, territori ucraini occupati, che secondo lui hanno votato per l’unità con la Russia nonostante le difficoltà.
Dall’altra parte, le autorità ucraine non hanno commentato direttamente l’accusa, ma hanno ripetutamente sottolineato la loro volontà di difendere l’integrità del territorio nazionale dall’aggressione russa.
Fortunatamente, non ci sono stati danni all’attrezzatura o al personale della centrale nucleare, come confermato dal direttore Yuriy Chernichuk. Tuttavia, l’episodio ha sollevato preoccupazioni riguardo alle possibili conseguenze disastrose che avrebbero potuto verificarsi se l’ordigno avesse colpito i serbatoi di carburante.
Gli esperti stanno ancora valutando l’incidente e le sue implicazioni, e si prevede che le informazioni saranno condivise con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) per garantire la trasparenza e la sicurezza nel settore nucleare.