ROMA – Congressi per la ricostruzione e il rilancio del partito sono il comune denominatore per Forza Italia e Partito Democratico. Due forze politiche che hanno in comune il correntismo interno e la malsana abitudine di puntare sull’uomo solo al comando.
‘Morto’ l’uomo non resta niente. Il 4 marzo lo ha dimostrato, ma azzurri e piddini continuano a puntare agli obiettivi sbagliati.
Congressi per ripartire
Entrambi i partiti di opposizione al governo pentaleghista hanno annunciato di voler puntare sulla fase congressuale per avviare la vera ricostruzione. I primi a svolgerli dovrebbero essere i berlusconiani, poco abituati ai congressi. Finora le nomine dei vertici del partito sono sempre spettate a Silvio Berlusconi e non è cambiato nulla: il cavaliere ha nominato Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo suo vice e ha spiegato che a indicare i prossimi coordinatori regionali, saranno gli uscenti. Il congresso si riduce ad una rinfrescata al trucco, la linea politica, che non conquista gli elettori, non cambia.
Tutto cambia affinché nulla cambi
Questa la filosofia dei democratici. Il reggente del Pd Maurizio Martina sembra quasi temerario nel volersi ostinare a percorrere la strada dell’inclusione perché quello che conta per i suoi è individuare un nuovo segretario, e Martina al momento è fuori dai giochi, in grado di traghettare il partito verso un buon risultato elettorale alle europee.
Martina il sognatore
“Stiamo facendo – ha detto – un lavoro di ricostruzione e di ripartenza”. Chi? Dove? Come? Quando? Riunire la segreteria nazionale riunita nei quartieri a rischio delle grandi città, nelle condizioni attuali, più che una ripartenza, più che una ricostruzione sembra una ‘ruffianata’, tant’è che l’applauso dei cittadini è stato negato. “Abbiamo un sacco di lavoro da fare – sprazzi di consapevolezza del reggente – ma non ci sto a fare una caricatura dello sforzo che questo partito e il centrosinistra devono fare come se ragionassimo della fine di una storia e di un progetto”.
Congresso Pd nel 2019
L’idea di tenere prima i congressi regionali, in autunno, e successivamente il nazionale serve a prendere tempo per riorganizzarsi le idee, ma anche a perdere tempo utile per tornare sulla scena politica nazionale come forza politica propositiva che non si limita all’opposizione basata sulle critiche e i no aprioristici. Se il congresso sia per Fi che per il Pd segnerà il punto di svolta si vedrà nei prossimi mesi, nel frattempo, piaccia o meno, i pentaleghisti continuano la propria avanzata verso una leadership incontrastata.