NAPOLI – In alcuni luoghi come il rione Conocal, lo Stato è una componente marginale. Le istituzioni quasi non vengono nemmeno concepite. Perché a decidere ogni singolo aspetto della vita degli abitanti è la mala. Gli alloggi popolari vengono ‘stabiliti’ dalla camorra. Anche i posti di lavoro, ovviamente quelli irregolari: parcheggiatori abusivi, spacciatori, persino chi compie rapine deve rendere grazie alla malavita organizzata. Che al parco Conocal fa rima con clan D’Amico, realtà criminale solidissima a Napoli est. Dopo un periodo di intesa con i De Micco, in quella che è stata un’alleanza discussa visti i precedenti tra i due clan, oggi i D’Amico sono tornati a essere soli. I boss sono in cella o sono stati uccisi. Chi è in carcere difficilmente uscirà. Ma l’attività di famiglia va portata avanti e i rampolli della cosca stanno dando vita a un nuovo corso del sodalizio.
Fino a maggio il gruppo di vertice era composto da Vincenzo Costanzo e Matteo Nocerino. Ventisei e diciannove anni. Il primo figlio e nipote d’arte, il secondo legato sentimentalmente alla figlia di un boss del clan. Le storie di Costanzo e Nocerino sono intrecciate. Il 26enne fu ucciso a colpi di pistola nella notte dei festeggiamenti dello scudetto, quando si trovava in compagnia di una ragazza e di due amici in corso Garibaldi. Un omicidio che non ha ancora un responsabile. Le indagini, comunque, guardano a un regolamento di conti tra gruppi criminali per una questione passionale. Nocerino, appena ventiquattro ore dopo l’omicidio di Ciculill, si recò in piazza Volturno, nei pressi della panchina dove fu sorpreso Costanzo, e sparò all’impazzata, per poi doversi arrendere alla polizia di Stato. Secondo il pentito Antonio Pipolo, Costanzo e Nocerino erano i reggenti del clan D’Amico. Il 26enne, però, secondo ‘radio marciapiede’ era intenzionato a cambiare vita, ad andare all’estero, a mettersi alle spalle le malefatte nel quartiere e, soprattutto, la camorra.
Impossibile pensare che il clan, oggi, non abbia reggenti. All’indomani dei funerali di Costanzo, con Nocerino in cella, la cosca si è riorganizzata, passando in mani di altri giovani. Soggetti che starebbero adottando una vera e propria strategia del terrore nel rione Conocal. Non solo alloggi popolari, ma anche estorsione. E usura, il business che oggi andrebbe per la maggiore nel rione di edilizia popolare. Una reazione ci sarebbe già stata. Nella notte dello scorso 11 settembre un commando armato esplode una raffica di colpi di arma da fuoco in via Al Chiaro di Luna. Ventuno bossoli, tre auto danneggiate dalle pallottole. Non poteva essere ‘semplicemente’ una stesa. Si trattò di un agguato fallito. Nei confronti di chi, saranno le indagini a stabilirlo. Ma lo sfondo della vicenda potrebbe essere proprio una sorta di ribellione al business dell’usura. Una ribellione non di gente comunque, chiaramente, ma di altri sodalizi malavitosi della complicata periferia orientale.
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