LONDRA – Il B-day arriverà l’11 dicembre. Il giorno in cui il Parlamento britannico sarà chiamato ad esprimersi sull’intesa trovata dal Governo con l’Unione europea per fare in modo che la Brexit diventi realtà. Un ‘parere’ non da poco e che, ad oggi, è marcatamente orientato al ‘no’. Che succederà, in quel caso? In pochi hanno voluto fare ipotesi. Ma col passare delle ore e con la tensione sempre più crescente dalle parti di Westminster, è arrivato il momento di pensarci concretamente.
Il presidente del Consiglio europeo Tusk apre alla ‘cancellazione’ della Brexit
Direttamente da Buones Aires, dove è in corso il G20, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha parlato per la prima volta della possibilità che il Parlamento britannico bocci l’accordo trovato con il governo di Theresa May: “Se l’accordo verrà respinto dalla Camera dei Comuni, ci saranno due opzioni: un’uscita senza accordo, oppure nessuna Brexit”. La seconda possibilità, fino a qualche settimana fa, sembrava non essere neanche lontanamente immaginabile. Eppure, col governo che oggi non ha affatto l’appoggio del Parlamento, la ‘cancellazione’ della Brexit inizia a prendere corpo. Un’uscita dall’Europa senza accordo potrebbe rivelarsi un disastro totale per il Regno Unito. Ma di una riapertura delle trattative non se ne parla. Soprattutto, non vuole parlarne la May.
L’11 dicembre il voto del Parlamento britannico, ma la May continua a perdere pezzi: si dimette il sottosegretario all’Università
In questo momento, però, la premier sta correndo a 100 all’ora dritta verso un muro e lo schianto è altamente probabile. Al governo britannico mancano una sessantina di voti dal Parlamento per avere il via libera e trovarli, in questi 10 giorni, è impresa più che ardua. Anche perché lo stesso governo continua a perdere pezzi. Questa notte si è dimesso, in segno di protesta contro la Brexit – o meglio, ‘questa’ Brexit – il sottosegretario all’Università Sam Gymah. Quest’ultimo ha annunciato che voterà contro l’accordo in parlamento perché, sostiene, “il piano concordato con Bruxelles significa che Londra non avrà più voce in capitolo negli affari della Ue, ma dovrà ancora rispettare le regole di Bruxelles”. Si tratta del settimo pezzo che Theresa May ‘perde’ dall’approvazione dell’accordo con l’Europa.