Dice di non amare il politiche. E non questione di passione o meno, è che “tatticismi, giravolte verbali ed espedienti”, ha replicato Giuseppe Conte a Matteo Salvini, fa fatica a comprenderli. “Apprezzo la coerenza logica – ha dichiarato il premier dimissionario al Senato – e la linearità d’azione. Se c’è mancanza di coraggio, non vi preoccupate, me ne assumo io la responsabilità io davanti al Paese. Vado al Quirinale e mi dimetto”. E lo ha fatto: il professore e avvocato ha raggiunto il Quirinale. Sa di non avere più una maggioranza. Di tornare tra le braccia di Matteo Salvini, soprattutto ora, dopo le bordate lanciategli a Palazzo Madama è qualcosa di irrealizzabile.
Per il capo della Lega l’intervento del premier è stato una sequela di insulti: “Ha detto che sono pericoloso, autoritario, irresponsabile, inefficace e incosciente. Da un senatore dei Cinque Stelle ho sentito dire che l’uso di un rosario è un segnalo alla ‘ndrangheta! Noi avevamo rilanciato: Di Maio parla del taglio dei parlamentari come ultimo atto da fare per gli italiani. Noi ci siamo. Tagliamo e dopo andiamo al voto”.
Non solo ‘crisi’: Salvini, uscito da Palazzo Madama, ha parlato ancora di migranti: “Sto cercando di bloccare l’’ennesimo sbarco di migranti. Mi guadagno fino all’ultimo lo stipendio”.
L’iter della crisi ora è ufficialmente iniziata. Sarà Sergio Mattarella ora a guidare il paese: l’ipotesi di un governo di scopo, che porti il Paese al voto, salvo colpo di scena, è la più probabile.