ROMA – Il corpo a corpo della campagna elettorale è già partito. Alle urne manca poco più di un mese e il clima inizia a farsi rovente. Definite tutte le candidature, ora si delineano anche i blocchi politici: da un lato il centrodestra, seppur con il mare in tempesta al proprio interno, contro il centrosinistra (più il M5S) frammentato nelle grandi città, che ritrova nell’avversario comune – Matteo Salvini – la propria ragione sociale.
In questo senso fa rumore l’uscita di Giuseppe Conte, che dalle colonne del ‘Corriere della sera’ rinnega i decreti Sicurezza dell’era gialloverde, anche se di ‘contorno’ a una serie di fendenti sferrati verso il suo ex ministro dell’Interno. “Ma lui che cosa ha fatto sull’immigrazione?”, si domanda. Dandosi anche una risposta: “I decreti Sicurezza hanno messo per strada decine di migliaia di migranti dispersi per periferie e campagne.
L’eliminazione della protezione umanitaria ha impedito a molti migranti di entrare nel sistema di accoglienza e ad altri di farli uscire in quanto non aventi più titolo, con il risultato che migliaia di migranti sono diventati invisibili. Insomma, Salvini da ministro dell’Interno sui rimpatri e sull’immigrazione ha fallito. È un dato di fatto”. Di sicuro la mossa vale la difesa del reddito di cittadinanza, la misura fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle e approvata proprio all’inizio di questa legislatura, proprio con i voti del Carroccio.
Conte sa che il pressing è altissimo, soprattutto adesso che si avvicina la prima scadenza elettorale della sua storia da leader di partito. Non può cedere su uno dei capisaldi del grillismo o il suo carisma rischierebbe di crollare. Ma qualche carta da giocare ce l’ha: “Resto a quanto ha dichiarato Draghi, che condivide la necessità di questo sistema di protezione. L’iniziativa del centrodestra, spalleggiata da Italia viva, non potrà avere successo, perché il reddito di cittadinanza è un fatto di necessità oltre che di civiltà”.
A proposito di Iv, Matteo Renzi, che ha scelto alleanze diversificate alle prossime amministrative (ad esempio, appoggerà a Lepore a Bologna, ma Calenda e non Gualtieri a Roma), torna a tirare stoccate al suo ex partito. La goccia che fa traboccare il vaso è l’assenso del Pd al programma del candidato sindaco del centrosinistra a Sesto Fiorentino, iscritto a Leu e sostenuto anche dai dem, nel quale è scritto chiaro e tondo il no all’aeroporto di Firenze.
“Mi colpisce molto il fatto che quelli che allora erano con me e che sono rimasti nel Pd si siano rimangiati quella battaglia e oggi accettino una piattaforma politica che è quella del M5S”, colpisce Renzi. Al quale replica, seppur a distanza, Enrico Letta: “Noi siamo per allargamento, convergenza, non per l’isolamento. Questa è la logica sulla quale mi spendo dall’inizio e sulla quale andremo avanti”.
Il leader di Iv si tiene lontano dalle polemiche sulla scelta di Letta, candidato alle suppletive per la Camera nel collegio di Siena, di non correre con il simbolo del partito di cui è segretario, ma con una civica che tiene insieme tutta la coalizione giallorosso-viola. Mentre Salvini e Meloni questo problema non ce l’hanno, anzi, e infatti colpiscono duro per rimontare terreno in un collegio storicamente ostile al centrodestra.
In questo scenario, un altro elemento alimenta le tensioni della campagna elettorale. Stavolta, però, la partita è tutta nel campo del centrosinistra. Perché Michele Emiliano fa un elogio pubblico, ma non a uno dei suoi o a un alleato: nientemeno che a Salvini. Dal palco della convention di Affaritaliani.it, il presidente della Puglia afferma che il segretario leghista “sta facendo un grande sforzo per delineare una visione di Paese”, riconoscendogli che questo sforzo “ha dei costi politici. Salvini è un politico che ha una sua onestà intellettuale”.
La pioggia di critiche sul governatore è copiosa, soprattutto ricordando che nel recente passato si era speso per Pippi Mellone, sindaco di Nardò, a cui vengono attribuite simpatie addirittura per la formazione di ultra-destra, Casapound. Se a livello metereologico la calura estiva inizia a mollare la presa sul Paese, la politica fa rialzare la temperatura. E alle amministrative manca ancora un mese.(LaPresse)