ROMA – Il premier Giuseppe Conte prova a stemperare gli animi e si dice pronto ad incontrare i sindaci disobbedienti, finto samaritani, che continuano a rifiutarsi di applicare il dl sicurezza. Il vicepremier Matteo Salvini non è disposto a modificare il decreto e trova sponda nell’alleato Luigi Di Maio.
L’intervento di Palazzo Chigi
A poco più di ventiquattro ore dall’inizio della ‘ribellione’, dopo il continuo botta e risposta tra i sindaci ‘samaritani’ Leoluca Orlando, Luigi de Magistris, Federico Pizzarotti, Dario Nardella, Antonio De Caro, Giuseppe Sala e Adriano Zuccalà, e Salvini entra in scena Conte. “Se l’Anci desidera segnalare eventuali difficoltà applicative – si legge in una nota di palazzo Chigi – ben venga la richiesta di un incontro con il governo, al quale anche il presidente del Consiglio è disposto a partecipare insieme al ministro dell’Interno. Inaccettabili, invece, sono le posizioni degli amministratori locali che hanno pubblicamente dichiarato che non intendono applicare una legge dello Stato. Disapplicare una legge che non piace equivale a violarla, con tutte le conseguenti responsabilità”.
Attacchi reciproci
I primi cittadini continuano a proclamarsi contro il dl sicurezza, promettono di non applicarlo poiché disumano e sono pronti a restituire il tricolore e a rivologersi alla Consulta, Salvini ribadisce: “Dimettetevi – lapidario – Amici dei clandestini, traditori degli italiani! Con tutta la buona volontà, ma il decreto sicurezza lo abbiamo già discusso, limato per tre mesi e migliorato. Lo ha firmato il presidente della Repubblica e adesso questi sindaci vorrebbero disattendere una legge firmata dal presidente della Repubblica? – conclude – Una legge approvata dal parlamento, dal governo e firmata dal presidente della Repubblica”.
Toninelli con Salvini
Anche il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli si schiera con Salvini. “Lo abbiamo sempre detto: chi arriva in Italia arriva in Europa. Non si tratta di chiudere i nostri porti, ma di aprire quelli degli altri – sostiene – Migliaia di sindaci pensano a lavorare per il bene dei loro cittadini, mentre qualcuno, chiaramente in difficoltà di consensi, cerca invece visibilità per fare un pò di campagna elettorale. Quel decreto è stato controfirmato dal Capo dello Stato che tutti noi, ripeto tutti, abbiamo elogiato fino a poche ore fa per la saggezza e l’equilibrio del messaggio di fine anno”.
La bacchetta di Di Maio
Ci pensa l’altro vicepremier a dare manforte al leader leghista. “È troppo facile – dice – applaudire Mattarella quando fa il discorso in televisione a fine anno e due giorni dopo sbattersene. Questa è solo una campagna elettorale da parte di sindaci che si devono sentire di sinistra”.