Conte: la Tav non mi convince, ma niente crisi

Foto Filippo Attili / LaPresse in foto Giuseppe Conte

ROMA – Alla fine, il premier Giuseppe Conte decide di non decidere. Perché “gli orientamenti politici restano contrapposti” e allora è evidentemente “stallo”, sulla Tav e sui bandi, ma non è crisi di governo, assicura, ribadendo la propria convinzione che “non ci siano rischi”.

Dopo settimane di discussione, e un vertice notturno fiume a palazzo Chigi che ha lasciato entrambe le parti sulle proprie posizioni, il premier prende la palla e la spazza via, spiegando che “dobbiamo proseguire alla luce di ciò che è emerso, è l’unica strada e me ne assumo la responsabilità.”Credo sia d’obbligo procedere a una interlocuzione con i partner, Francia e Ue, per condividere i forti dubbi e le perplessità emerse sulla base dell’analisi costi-benefici“.

l dossier da questa settimana è tutto nelle sue mani, e “a me tocca fare una sintesi. Me ne assumo la responsabilità. Andrò io e rappresenterò, sono molto confindente, l’intero governo in questa interlocuzione con i partner”.

Nessuna decisione, dunque, un rinvio che basta a far tirare un sospiro di sollievo, fosse anche momentaneo, al M5s, e irrita la Lega di Matteo Salvini che vorrebbe la questione già chiusa perché “è giusto chiedere maggiore impegno alla Francia e maggiore impegno all’Europa. Ma la Lega è per andare avanti”.

Di tempo in verità ce n’è poco, lunedì si riunirà il Cda di Telt che deve decidere sul via libera ai bandi da 2,3 milioni di euro: se non partiranno, Bruxelles taglierà a marzo 300 milioni sugli 813 di finanziamento. Non proprio un aspetto da sottovalutare, ma il premier assicura che sì, “siamo in uno stallo”, ma “entro lunedì scioglieremo la riserva, stiamo sviscerando con implicazioni legali, stiamo facendo degli approfondimenti tecnici”, spiega in una conferenza stampa.


La giornata, del resto, è serratissima

Il lunghissimo vertice notturno, prima con i tecnici anche di parte, portati dai due vicepremier e dallo stesso Conte, con i quali “abbiamo fatto uno stress test, li abbiamo fatti confrontare”, poi il confronto politico che non ha fatto passi avanti rispetto al muro contro muro.

Intanto, in mattinata a palazzo Chigi è arrivato l’ambasciatore francese Christian Masset, ma non ha incontrato il premier, che invece ha convocato e visto il dg di Telt Mario Virano, cui ha anticipato le sue valutazioni.

Il punto, spiega il premier, è che la decisione non può basarsi su “schemi o ragioni di mera tattica” ma “io stesso ho espresso forti dubbi e perplessità sulla convenienza di quest’opera. Non sono allo stato affatto convinto che questo progetto sia quello di cui l’Italia ha bisogno“. Anzi, lo dice chiaramente: “E’ un progetto realizzato anni fa, se dovessimo cantierizzarlo oggi mi batterei perché non lo fosse”.


Parole che fanno gioire i pentastellati

Conte riconosce “la validità” dell’analisi costi-benefici voluta da Toninelli che è “il punto di riferimento”. Il rischio, spiega, è quello di avere nel 2030, data presunta per la consegna della Tav, “un’opera poco funzionale”, e inoltre “i flussi di merce attuali sono di molto inferiori rispetto alle precedenti analisi”.

Ancora “c’è un iniqua ripartizione degli oneri finanziari con la Francia – ricorda – “c’è stata una dichiarazione pubblica secondo cui ci sarebbe disponibilità europea a rivederla“.


La partita è ancora aperta

Ringrazio il presidente Conte per le parole di responsabilità espresse sul progetto Tav – commenta a caldo Di MaioIn ogni passo di questo Governo l’obiettivo è uno e sempre uno: l’interesse nazionale“.
(LaPresse)

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