ROMA – Il premier entra quasi a gamba tesa in un argomento che in questi giorni sta creando polemiche infuocate: le sentenze di Bologna e Genova su due femminicidi. Entrambe, nelle motivazione delle sentenze, spiegano che le attenuanti delle pene sono state concesse per reazioni emotive. Anzi il giudice del capoluogo ligure parla di un killer “mosso da un misto di rabbia e disperazione profonda, delusione e risentimento”.
Giuseppe Conte però le confuta, queste teorie, sostenendo che “nessun sentimento, pur intenso può giustificare o attenuare la gravità di un femminicidio“.
“Le sentenze dei giudici si possono discutere – è la premessa del presidente del Consiglio – Anzi, in tutte le democrazie avanzate il dibattito pubblico si nutre anche di questa discussione. L’importante è il rispetto dei ruoli e, in particolare, la tutela dell’autonomia della magistratura“.
Chiede poi una “rivoluzione culturale”, Conte secondo cui “la crescita e lo sviluppo della nostra società deve muovere dal rispetto e dalla valorizzazione del “patrimonio femminile“: le donne, tutte le donne, sono una grande ricchezza, una preziosa risorsa che ci consentirà di costruire una società migliore“.
E anticipando i possibili detrattori sottolinea: “In realtà per cogliere appieno e criticare il significato di una sentenza occorrerebbe una specifica competenza tecnica. Ma vi è un aspetto di più ampia portata culturale, che riguarda il dibattito pubblico, e su cui la politica può e anzi deve legittimamente intervenire“.
(LaPresse)