CASAL DI PRINCIPE – È silenziosa, ha diversificato i suoi affari (alcuni spostandoli all’estero) e preferisce tenersi distante dal mondo della droga. Ma questo approccio compassato alla sfera criminale non l’ha affatto allontanata dalle estorsioni. Parliamo della cosca Zagaria. Il gruppo mafioso, che ha come leader il boss ergastolano Michele Zagaria ‘Capastorta’, in questi anni, nonostante il suo apparente inabissamento, ha continuato a pretendere denaro dagli imprenditori ‘amici’ o da quelli che hanno operato in territori che ricadono sotto la propria influenza criminale.
Da quando Carmine Zagaria è tornato in libertà, sarebbe lui ora a gestire fisicamente la cosca. A raccontarlo alla Direzione distrettuale antimafia di Napoli è stato il collaboratore di giustizia Mario Iavarazzo. Il pentito, ex cassiere degli Schiavone, ha offerto agli inquirenti uno spaccato sulla contesa di un’estorsione che ha interessato proprio gli Zagaria e ‘quelli della Riina’, ovvero il gruppo storicamente gestito dai Bianco (costala di quello ‘Sandokan’) e fino al 2022 guidato da Giovanni Della Corte, alias ‘Cucchione’. Si tratta di informazioni che Iavarazzo ha avuto da tale ‘Peppe di Giugliano’, giovane che si era avvicinato alla cosca di Casapesenna.
“Peppe mi disse che Carmine Zagaria lo aveva messo in contatto con il nipote Filippo (Capaldo ndr), che era stato da poco scarcerato e che avrebbe fatto da tramite evitando di avere rapporti diretti con lui. Peppe mi confidò che Zagaria gli aveva chiesto di mediare i rapporti tra ‘quelli della Riina’, e tra loro c’era Della Corte, e i Caprio, imprenditori di Casale, che stavano realizzando un lavoro sulle fogne”. Iavarazzo non fornisce altri dettagli sull’appalto, ma per questo lavoro, ha proseguito, proprio i Caprio, ha detto, “si erano ‘già messi a posto’ con gli Zagaria ed erano stati contestualmente avvicinati dal gruppo di Della Corte. Carmine Zagaria aveva chiesto a Peppe di evitare che Della Corte e i suoi continuassero a dare fastidio ai Caprio, fermo restando che se ‘quelli della Riina’ fossero riusciti a farsi dare una somma di denaro una tantum non c’erano problemi”.
Queste dichiarazioni sono tra gli atti dell’inchiesta che ha portato alla condanna in primo grado, con l’accusa di mafia, per Della Corte (a breve inizierà l’Appello). Rispetto a questa attività investigativa, i Caprio tirati in ballo dal pentito, non sono indagati e da considerare innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile.
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