CASERTA – Un gruppo criminale in grado di intrufolarsi nei sistemi informatici di vari istituti di credito e di Poste italiane per disporre bonifici dai conti correnti, all’insaputa dei loro titolari, inserendo coordinate bancarie ‘amiche’ dove far confluire i proventi della frode. Insomma, un assalto alle banche 2.0. Per svuotarle non c’è più bisogno di armi, passamontagna e ostaggi. Basta saper usare i computer. Ed è questo il tema dell’inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Claudio Orazio Onorati della Procura di Napoli, che ora rischia di portare a processo 48 indagati. A condurla sono stati i carabinieri del comando stazione di Marcianise e gli agenti della polizia postale di Genova.
Nelle scorse ore agli inquisiti è stato notificato l’avviso della conclusione delle indagini preliminari e nei prossimi giorni il magistrato deciderà se e per chi avanzare l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio.
Le accuse
Ai 48 finiti sotto inchiesta (da considerare innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile) sono contestati, a vario titolo, i reati di associazione a delinquere, riciclaggio, accesso abusivo a un sistema informatico o telematico, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione, frode informatica, contraffazione delle impronte di una pubblica autenticazione o certificazione. Nel collegio difensivo degli inquisiti ci sono gli avvocati Agostino D’Alterio, Giorgio Pace, Francesco Paone, Giovanni Cantelli, Paolo Caterino, Enrico Mancaruso, Ferdinando Letizia, Angelo Ferraro, Luigi Mordacchini, Sergio Stravino, Raffaele Gaetano Crisileo, Anastasia Costanzo, Daniele Pasquariello, Dario Cocozza, Tommaso Beneduce, Giuseppe Foglia, Fabio Scala, Antonino Veltre ed Eduardo Izzo.
Il sistema
Il marchingegno adoperato per rubare denaro da banche e Poste, attivo, hanno documentato gli investigatori, almeno dal 2016 al 2019, si articolava in tre step. Il primo consisteva nel procurarsi abusivamente dati, documenti e codici del conto intestato al cittadino da ‘spennare’. Il successivo era isolare la rete telefonica dell’utenza intestata alla vittima ed effettuare, fraudolentemente, presso un dealer, il trasferimento della linea su una nuova sim card attivata presso un punto vendita e usando documenti contraffatti su cui pervenivano i codici dei dispositivi di sicurezza del conto. Il terzo, il più semplice, era disporre il bonifico su un conto ‘amico’. Oltre 50 i colpi che seguendo questo schema sarebbero stati commessi su tutto il territorio nazionale e avrebbero fatto guadagnare alla gang migliaia e migliaia di euro. Tra quelli più remunerativi c’è stato il furto di 61mila euro fatto nel maggio 2018 ai danni di una persona di Sorrento.
Si tratta di operazioni che avvenivano in un arco temporale molto ristretto, che non consentiva alla vittima di capire cosa stesse accadendo (e così bloccare l’attività), dato che considerava l’inoperatività dell’utenza telefonica mobile dovuta a un fisiologico guasto o del telefonino o del gestore della rete.
Versati i soldi su ‘conti amici’ entrava in gioco una schiera di ‘cavallini’, ovvero di soggetti che si preoccupavano di monetizzare il illecito prelevando i quattrini o predisponendo ulteriori trasferimenti bancari.
La genesi dell’indagine
Ad innescare l’inchiesta è stata una denuncia presentata alla polizia postale di Genova da una nota azienda ligure attiva nel settore alimentare. Se la Procura è riuscita a tracciare questo ipotizzato sistema criminale è grazie ad intercettazioni telefoniche, appostamenti e riscontri documentali. E nel corso dell’attività investigativa sono state effettuate anche 35 perquisizioni in Italia, che hanno pure permesso di far arrestare in flagranza 4 persone accusate di falso documentale, frode informatica, porto abusivo di armi e accesso abusivo a conti correnti. Durante i controlli, carabinieri e poliziotti hanno recuperato numerosi documenti e dispositivi informativici: dalla loro analisi sarebbero emersi elementi in grado, dice la Procura, di dare sostegno alla tesi investigativa circa la presenza di una gang internazionale capace di svuotare i conti di ignari cittadini italiani.