CASERTA – La direttrice dell’ufficio postale di San Tammaro, Giustina Giordano, di Caserta, è agli arresti domiciliari con l’accusa di peculato a autoriciclaggio per aver sottratto denaro dai conti dei clienti, mentre l’ex marito è indagato perché sospettato di essere stato suo complice. Un duro colpo all’immagine di Poste Italiane, colosso della corrispondenza e dei servizi finanziari: la magistratura contesta la sparizione di ben 600mila euro dei risparmiatori. Secondo quanto ha reso noto la Procura presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, in una nota diffusa ieri, l’arresto scaturisce da un’indagine di polizia giudiziaria condotta dalla guardia di finanza della compagnia di Capua (guidata dal capitano Angela Piscitelli). Le fiamme gialle hanno chiesto anche il supporto del servizio Antifrode di Poste Italiane, che ha dovuto quindi contribuire all’indagine. Le attività investigative hanno preso le mosse da una denuncia di un correntista casertano e hanno consentito di ricostruire un intricato sistema finalizzato alla appropriazione illecita di somme di danaro, messo in atto dalla direttrice a danno di clienti. L’indagata, destinataria inoltre di un provvedimento di sequestro di circa 600mila euro, una volta saputo delle attività investigative in corso, aveva esortato telefonicamente ovvero tramite terzi, le persone offese a non rilasciare informazioni alle autorità inquirenti.
La Giordano ha 55 anni, è laureata in giurisprudenza e vive in una villa nella frazione di Sala. Era separata da marito, il signor Piccolo di Marcianise, che adesso è indagato con lei, e ha un nuovo compagno, un avvocato di Casal di Principe. Come si evince anche dalle pagine social, la Giordano aveva un tenore di vita piuttosto alto: adesso dovrà dimostrare ai giudici che le sue entrate non avevano carattere di illegittimità. La Giordano è difesa dall’avvocato Carmela Di Napoli, l’ex marito dall’avvocato Dezio Ferraro.
La spa: rimborsi il prima possibile
La Giordano è stata sospesa, come fa sapere Poste Italiane che “conferma di aver individuato tempestivamente le attività illecite oggetto di indagine e di avere costantemente collaborato allo svolgimento degli accertamenti da parte delle forze dell’ordine al fine di consentire l’esito positivo dell’operazione. L’Azienda ha inoltre immediatamente sospeso la dipendente e già avviato le verifiche per assicurarsi che ci siano tutte le condizioni affinché i clienti vittime dell’attività illegale possano essere rimborsati il prima possibile”. E si spera che sia davvero così.
Gallicola (Codacons): paghi l’azienda
“I correntisti derubati dei loro risparmi dovranno rivolgersi a Poste Italiane per riaverli; l’azienda potrà poi rivalersi sulla dipendente in caso di condanna”. Lo dichiara il presidente provinciale del Codacons, l’avvocato Maurizio Gallicola, contattato da “Cronache”. “Se fossi un cliente e non trovassi più i miei soldi – aggiunge il rappresentante dei consumatori – intenterei una causa contro Poste: il contratto, che sia un conto corrente o un libretto, è stipulato con la società sulla quale ricade la mancanza di vigilanza e di sistemi di sicurezza”. Se si arriverà a un processo nella vicenda della direttrice, “i derubati potrebbero costituirsi parte civile”. Verosimilmente, ipotizza Gallicola, il furto di somme dai conti può avvenire in due modi: o si prelevano piccole somme di volta in volta e da diversi conti, in modo da far passare inosservate queste operazioni, oppure si prendono di mira i “conti dormienti” che cioè non vengono utilizzati da anni (in genere intestati a persone anziane).
Il responsabile provinciale del Codacons si occupa da anni specificamente di questioni legate a Poste Italiane e ha riscontrato “troppe anomalie” in particolare nella gestione dei buoni. “Non si capisce come sia possibile che buoni dello stesso importo e con scadenza nello stesso giorno, mese e anno fruttino poi somme diverse”. Qualche anno fa l’avvocato si è occupato di un’altra vicenda criminosa: “Un cliente fu derubato dei buoni postali della madre dagli operai che stavano svolgendo lavori in casa e che poi li incassarono subito in un ufficio di Caserta. In quel caso i dipendenti della società non avrebbero certo potuto rimborsare i buoni a persone che non ne erano gli intestatari, in quanto non si tratta di titoli al portatore. Seppi poi che il direttore di quella agenzia fu rimosso”.
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