Cori razzisti e saluti militari, l’Uefa contro Bulgaria e Turchia

Le 'invasioni' a gamba tesa della politica nel calcio mettono sempre più in difficoltà la Uefa, impegnata a fronteggiare, dopo una delle notti più buie, i saluti militari dei calciatori turchi a sostegno dell'invasione di Ankara in Siria e i reiterati cori razzisti della tifoseria bulgara che non smettono di macchiare gli stadi d'Europa.

(Photo by Alain JOCARD / AFP)

MILANO – Le ‘invasioni’ a gamba tesa della politica nel calcio mettono sempre più in difficoltà la Uefa, impegnata a fronteggiare, dopo una delle notti più buie, i saluti militari dei calciatori turchi a sostegno dell’invasione di Ankara in Siria e i reiterati cori razzisti della tifoseria bulgara che non smettono di macchiare gli stadi d’Europa. Quando attorno al calcio si giocano altre ‘partite’ il rischio è che il pallone scoppi e le due vicende extrasportive che martedì scorso hanno sovrastato l’aspetto prettamente agonistico delle qualificazioni a Euro 2020 hanno messo a dura prova non solo l’organo di governo del calcio continentale che ha subito aperto un’inchiesta per i saluti militari pro-Ankara e avviato una procedura disciplinare contro la Bulgaria. Le due misure adottate dall’Uefa sono infatti il risultato del lavoro incalzante delle principali diplomazie impegnate per tutta la giornata a fare pressing per pretendere l’attuazione immediata di soluzioni drastiche.

Il caso

La situazione siriana che ha costretto ieri sera la polizia francese a blindare, come ai tempi dell’incubo terrorismo, lo stadio di Saint Denis è stata al centro della sfida tra Francia e Turchia con i giocatori turchi che non hanno rinunciato al saluto militare (al gol del pareggio di Ayhan e poi a fine partita), così come già accaduto la scorsa settimana nella sfida contro l’Albania. Scene, non riprese in diretta tv dalle telecamere ma comunque immortalate poi sui social, che hanno spinto il ministro dello sport francese Roxana Maracineanu ad una ferma reazione con la esplicita richiesta all’Uefa di adottare una ‘sanzione esemplare’ nei confronti della nazionale turca. Per Maracineanu quel saluto militare mimato per due volte è “contrario allo spirito sportivo” e va dunque sanzionato con durezza. La questione è altamente esplosiva per via degli attriti tra Ankara e Parigi sull’offensiva di Erdogan contro le postazioni curde e la Uefa ha risposto annunciando l’apertura di una indagine che fa riferimento anche a quanto avvenuto l’11 ottobre scorso proprio a Istanbul contro l’Albania. Un modo per cercare di ‘frenare’ quella che sembra sia diventata una ‘abitudine’ da parte dei calciatori turchi – tra cui lo juventino Demiral, il giallorosso Under e il rossonero Calhanoglu – schierati anche via social con i militari di Ankara.

Ancora casi di razzismo

Ma assai delicata resta anche la questione razzismo dopo i cori che i tifosi bulgari hanno intonato allo stadio di Sofia contro i calciatori di colore della nazionale inglese nella sfida tra Bulgaria e Inghilterra. I primi effetti si sono subito visti oggi con le dimissioni del presidente della federcalcio bulgara Borislav Mihaylov, su pressione del premier bulgaro Boyko Borissov, che ne aveva chiesto la testa. Lo stesso primo ministro britannico Boris Johnson si era espresso in maniera netta condannando come atto “ignobile” la serie di cori indirizzati ai calciatori di colore inglesi: “Il vile razzismo che abbiamo visto e sentito ieri sera non deve trovare posto nel calcio e in nessun altro posto. Adesso serve un’azione rapida dell’Uefa”. E l’organo del calcio continentale ha subito risposto avviando una procedura disciplinare arrivata poche ore dopo la presa di posizione del capo dell’Uefa, Aleksander Ceferin. “L’ascesa del nazionalismo in tutto il continente ha alimentato alcuni comportamenti inaccettabili e alcuni si sono presi la briga di pensare che una partita di calcio fosse il posto giusto per dare voce alle loro opinioni spaventose”, è quanto scrive il presidente dell’Uefa sottolineando che l’organo calcistico si impegna a fare tutto il possibile. “La famiglia del calcio – tutti, dagli amministratori ai giocatori, agli allenatori e ai tifosi – deve lavorare con i governi e le Ong per condurre una guerra contro i razzisti”, ha aggiunto rimarcando che dunque la lotta al razzismo il mondo del calcio non può farla da sola. E parallela all’inchiesta Uefa è arrivata anche la perquisizione da parte della procura bulgara della sede della federcalcio di Sofia che si intreccia con lo scandalo sulle partite truccate legate alla presunta complicità degli organi arbitrali.

LaPresse

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