Coronavirus, ancora ferme 800mila imprese: non frena l’effetto della crisi

Uno scenario che resta "eccezionalmente negativo" e che solo da fine aprile conosce qualche timido segnale di inversione di tendenza

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MILANO – Coronavirus, ancora ferme 800mila imprese: non frena l’effetto della crisi. Uno scenario che resta “eccezionalmente negativo” e che solo da fine aprile conosce qualche timido segnale di inversione di tendenza. L’Istat conferma che la crisi coronavirus sta avendo effetti devastanti sul tessuto economico nazionale e costringe alla chiusura, malgrado un primo allentamento delle misure di contenimento, oltre 800 mila imprese, in gran maggioranza concentrate nel terziario e nei servizi.

Non va meglio in Europa dove da Francia e Germania arrivano pesanti indicazioni sulla produzione industriale.

Scrive l’Istat nella sua nota mensile. “Lo scenario economico internazionale, a causa del perdurare della pandemia e delle relative misure di contenimento, continua a essere eccezionalmente negativo. L’impatto sull’economia italiana è profondo ed esteso, mentre la stima preliminare del Pil riferita al primo trimestre ha fornito una prima quantificazione dei suoi effetti: la caduta dell’attività economica rispetto al trimestre precedente è stata pari al 4,7% mentre la variazione acquisita per il 2020 è di un calo del 4,9%”.

Effetti della pandemia anche sull’attività di impresa. Scrive ancora l’Istat. “Dal 4 maggio i provvedimenti governativi hanno riaperto numerose attività: le imprese appartenenti alle attività sospese d’autorità sono ora circa 800mila (il 19,1% del totale, rispetto a poco meno del 48% precedente), con un peso occupazionale del 15,7% (era circa il 43%) sul complesso dei settori dell’industria e dei servizi di mercato (escluso il settore finanziario)”. E specifica: “Le imprese attive nei settori sospesi sono concentrate esclusivamente nel terziario, realizzano il 6,9% del fatturato e l’8,2% del valore aggiunto del totale delle imprese industriali e dei servizi”.

Male anche le altre economie. In Germania tonfo maggiore del previsto della produzione industriale a marzo collassata del 9,2% rispetto al mese prima, facendo peggio delle attese ferme a un -7,5%. Si tratta della maggiore contrazione mai registrata da quando la rilevazione statistica è iniziata nel gennaio del 1991. Su base annua, quindi rispetto al marzo 2019, la flessione è stata dell’11,6%.

Altrettanti problemi in Francia dove la produzione industriale è crollata a marzo del 16,2% rispetto al mese precedente, facendo peggio delle attese. Gli analisti infatti avevano previsto un calo del 12,4%.

(Paolo Tavella – LaPresse)

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