ROMA – Il Coronavirus è un “cigno nero” per l’economia italiana che, dalla fragile ripresa dello 0,6% auspicata per il 2020, vedrà il Pil crollare dell’8%. E, se con la fase due ci fosse una nuova ‘ricaduta’ nella seconda metà dell’anno le cose potrebbero andare peggio, arrivando addirittura a -10,6 punti percentuali di Pil. La ripresa? Dopo il primo trimestre 2021, se non il secondo. Con l’approvazione del Def, il Consiglio dei ministri ha approvato anche una richiesta di scostamento di bilancio di altri 55 miliardi di euro per il 2020 e 24,6 per il 2021. Che si sommano ai 25 già messi in cantiere con il Cura Italia. E serviranno per rilanciare l’economia, partendo da una grossa operazione di semplificazione per appalti, edilizia e commercio.
Nessuna illusione, i numeri messi nero su bianco dal governo nel Documento di economia e finanza che fotografa la situazione dell’anno in corso sono impietosi. Il deficit è stimato, in base alla previsione del Pil tendenziale validata dall’Upb. Pari al 10,4 per cento quest’anno e al 5,7 per cento nel 2021. Il debito pubblico è previsto pari al 155,7 per cento del Pil a fine 2020 e al 152,7 per cento l’anno prossimo, il saldo strutturale si deteriorierà di circa 1,7 punti. Per poi migliorare nuovamente di 0,6 punti percentuali nell’anno successivo.
A marzo la manifattura ha registrato “la flessione più ampia dal marzo del 2009”, ma non è la sola a soffrire. Si attende un forte calo degli investimenti nel 2020 (-12,3 per cento), e i flussi commerciali “registreranno andamenti analoghi a quelli riscontrati in occasione della precedente crisi globale del 2008-2009”. I consumi privati coleranno a picco del 7,2%, per poi recuperare solo in parte nel 2021 con +4%. Crisi e chiusure porteranno la disoccupazione a salire dal 10% di quest’anno all’11,6 per cento tornando all’11% nel 2021. Giù anche i redditi da lavoro dipendente 2020, che caleranno del 5,7 percento per poi risalire nel 2021 a +4,6.
Per far fronte a questo quadro il governo ha messo in campo una ‘maximanovra’ che, con nuovo deficit per 55 miliardi, si appresta a superare complessivamente i 150 miliardi di euro. Il costo? Il debito pubblico dal 132-133% schizza al 155,7%, percentuale ancora “sostenibile”, scrive il governo nel Def. Promettendo che “il rapporto debito/Pil verrà ricondotto verso la media dell’area euro nel prossimo decennio. Attraverso una strategia di rientro che oltre al conseguimento di un congruo surplus di bilancio primario, si baserà sul rilancio degli investimenti, pubblici e privati. Grazie anche alla semplificazione delle procedure amministrative”.
Nel frattempo si guarda a come fronteggiare questo ‘Dopoguerra sanitario’. Il decreto Aprile, su cui i capidelegazioni di maggioranza sono tornati a confrontarsi con i ministri dell’Economia Roberto Gualtieri e dei rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, si concentrerà su sette ambiti principali.
Maggiori risorse per il sistema sanitario, la protezione civile e le forze dell’ordine; credito, liquidità e capitalizzazione delle imprese; misure per l’accelerazione dei tempi di pagamento della Pa; estensione della cassa integrazione in deroga e indennità ai lavoratori autonomi (che dovrebbe salire da 600 a 800 euro) anche a colf e badanti, sostegno al reddito dei cittadini non coperti da altre forme di assistenza (il cosiddetto Rem, reddito di emergenza); sostegno alle politiche di inclusione e agli investimenti degli enti territoriali; rinvio di alcuni adempimenti fiscali e sostegno alle imprese e ai lavoratori autonomi; misure di supporto a imprese e lavoratori dei settori sottoposti a chiusure e in cui le misure di distanziamento sociale potrebbero essere confermate nei prossimi mesi.
Sarà prevista, inoltre, la soppressione degli aumenti dell’Iva e delle accise previsti dalla legislazione vigente per il 2021 e gli anni seguenti. In ogni caso non tutti i 55 miliardi dello scostamento saranno investiti da subito sul dl aprile, ma ci sarà una sorta di ‘tesoretto’ per le richieste delle opposizioni. E’ inoltre in arrivo, promette il Governo, un ulteriore pacchetto di misure urgenti, di natura ordinamentale. Dedicato a una drastica semplificazione delle procedure amministrative in alcuni settori cruciali per il rilancio degli investimenti pubblici e privati (soprattutto appalti, edilizia, commercio, controlli).
(LaPresse)