MILANO – Nell’emergenza per il Coronavirus in Italia l’Esercito, per il presidio della “zona rossa”, ha schierato 250 uomini e donne. Ci sono poi i circa 5700 posti letto in infrastrutture militari che la Difesa italiana ha messo a disposizione su tutto il territorio nazionale, per la sorveglianza sanitaria. Il presidio della zona rossa è stato uno dei compiti più impegnativi di questi giorni “con un coinvolgimento importante anche dell’esercito. Per prestare servizio e assistenza ai cittadini”, ha spiegato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Una macchina, quella della Difesa, che lavora ininterrottamente all’emergenza, da più di un mese.
Esercito in prima linea
A partire dall’organizzazione del rientro dei nostri connazionali, dal 2 febbraio, che per Guerini “ha dimostrato una evidente capacità interforze”. L’Esercito ha messo a disposizione gli alloggi per il periodo protocollare di osservazione presso la Cecchignola e il Celio, la Marina Militare ha impiegato personale sanitario. E l’Aereonautica ha provveduto al trasporto attraverso i propri aerei con gli equipaggi del 14esimo Stormo e con operazioni altamente qualificate, come quelle del bio contenimento”. Sono stati infatti gli aerei della aeronautica militare ad andare a prendere gli italiani in Cina da Wuhan nella provincia di Hubei, focolaio internazionale dell’epidemia del Coronavirus. E in Giappone per l’emergenza della nave da crociera Diamond Princess.
La linea del ministron della Difesa
E’ stato sempre il ministro della Difesa a sottolineare l’impegno interforze di carabinieri, polizia e guardia di finanza e “la forte sinergia che il mio Ministero, quello degli Esteri, della Salute e la Protezione Civile stanno esprimendo. Una sintesi della concreta risposta del sistema Paese ai cittadini”.
A disposizione 5700 posti letto
I 5700 posti letto pronti in Italia nelle varie caserme, nelle strutture militari e delle forze armate sono previsti in un piano. Una volta definite le necessità con la protezione civile in base all’evolvere dell’emergenza del Covid-19 sono messi a disposizione. Come accadrà a Baggio nei prossimi giorni per sistemare le persone in quarantena o i degenti degli ospedali con patologie più lievi per liberare spazi in corsia negli ospedali sotto pressione. Verranno monitorati da medici militari. In caso di particolari necessità saranno reindirizzati nelle strutture ospedaliere civili.
A Milano, nell’ospedale militare di Baggio, arriveranno i primi pazienti martedì prossimo, quando avverrà l’ingresso nella struttura dell’Esercito, nella caserma Annibaldi. Quella a Linate dell’Aeronautica garantirà 109 posti utili a non intasare gli ospedali. I due spazi sono stati allestiti in meno di una settimana e sono pronti ad accogliere persone da tenere in isolamento.
L’impegno di Aeronautica e Croce Rossa
I lavori in via Saint Bon sono terminati martedì. E da mercoledì mattina sono a disposizione i locali, resi più confortevoli in tempi record dagli specialisti dell’Esercito, coadiuvati da un team di esperti arrivati dal Policlinico militare del Celio di Roma. Compreso un infettivologo. Nell’ala dell’edificio alla periferia ovest del capoluogo lombardo ci sono 11 stanze da 4 letti ciascuna e 2 stanze da 3 letti. Per un totale di 50 posti, ambienti che potranno ospitare anche nuclei familiari. Altri 59 posti si sono aggiunti giovedì mattina, dopo il via libera della Croce Rossa, in un edificio dell’Aeronautica militare in un’area vicina allo scalo aeroportuale di Linate. In questo caso, sono state messe rapidamente a nuovo 53 stanze singole e 3 stanze da 2 posti ciascuna. In tutto 109 posti, solo in Lombardia.
L’emergenza coronavirus
Per l’emergenza Covid-19 sono state predisposte strutture in tutta Italia. Nell’ex base del 50° Stormo dell’Aeronautica militare, all’interno dell’aeroporto Piacenza-San Damiano, nel Comune di San Giorgio Piacentino: lì ci sarà spazio per circa 40 persone. Fino a oggi non c’era stato ancora bisogno di ricorrere a questi locali. Ma nei prossimi giorni i primi pazienti verranno trasportati dagli ospedali civili per completare il percorso di guarigione. Alcune stanze sono state pensate per le esigenze di nuclei familiari in terapia intensiva.
(LaPresse/di Laura Carcano)