Coronavirus, in Italia più morti che in Cina. Mattarella chiama Gori: “Vi siamo vicini”

ROMA – Il dramma a Bergamo si fa straziante: il presidente Mattarella chiama il sindaco Gori per dirgli di tenere duro. Nel suo complesso, invece, l’Italia diventa il Paese con il maggior numero di morti al mondo causati dal coronavirus, più della Cina da dove tutto è partito. Un dato disarmante ufficializzato nella consueta conferenza stampa della Protezione Civile.

Con i 427 decessi odierni il numero totale sale a 3405 contro i 3130 del paese asiatico. Numeri che fanno rabbrividire tenendo conto che la popolazione cinese è circa 24 volte superiore a quella italiana. E continua a salire anche il numero dei contagi, aumentato di 4480 unità per un totale di 33.190 attualmente positivi. Il numero complessivo, comprendente anche morti e feriti sfonda quota 40mila, attestandosi a 41.035, in attesa del picco che si spera possa giungere a breve.

Un leggero balzo in avanti lo compie la quota dei guariti

Al boom di 1084 unità fatto registrare mercoledì se ne aggiungono altri 415 che portano il totale a 4440. Resta critica la situazione relativa al numero delle persone in terapia intensiva, sono 2498, mentre i ricoverati con sintomi si attestano a 15.757. I restanti 14.935 malati si trovano in casa in isolamento domiciliare.

Un vero e proprio bollettino di guerra dal quale, per fortuna, i bambini sembrano essere quasi totalmente immuni. I casi che li riguardano sono circa 300 e nessuno di loro è grave. “Questo deve rasserenare moltissimo genitori e nonni”, spiega Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria. L’epicentro del dramma italiano resta la Lombardia, dove oltre a Bergamo e Brescia iniziano ad essere allarmanti pure i dati della città di Milano (634 contagi in 24 ore).

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, telefona al sindaco di Bergamo Giorgio Gori, che racconta: “Mentre stavo tornando a casa mi ha chiamato e mi ha chiesto di trasferire a tutti i cittadini bergamaschi i segni della sua personale solidarietà e dell’affetto, è vicino alle persone dal virus e alle loro famiglie”. Il capo dello Stato era informato sulla vicenda dell’ospedale da campo, che si è sbloccata.

All’appello sulla carenza di personale sanitario nelle zone più colpite risponde il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, annunciando la creazione di una task force con 300 medici da tutta Italia, con partecipazione su base volontaria. “Siamo al fianco delle comunità che sono in prima linea nell’affrontare questa emergenza”, dichiara il premier.

Aperto resta pure il fronte della ricerca di materiale di protezione sanitario. Mentre il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, annuncia il prossimo arrivo di 100 milioni di mascherine dalla Cina qualcuno ha deciso di muoversi per conto proprio come il governatore del Veneto, Luca Zaia, con l’ausilio di un’azienda locale. “Sono utili per il droplet, non per il personale sanitario ma è qualcosa di più rispetto al non portare nulla”, dice a tal proposito il commissario all’emergenza Angelo Borrelli.

Intanto per cercare di diminuire ulteriormente le uscite di casa il ministro della Salute, Roberto Speranza, annuncia la dematerializzazione delle ricette mediche. I cittadini, in sintesi, non dovranno più recarsi dai medici di base per la prescrizione ma avranno un codice che indicheranno in farmacia per poter ritirare i farmaci. L’ultima precisazione riguarda i tanti studenti Erasmus che stanno rientrando in Italia. Un familiare potrà andare a prenderli in aeroporto e poi subito via verso casa dove ad attenderli ci saranno 14 giorni di quarantena fiduciaria. (LaPresse)

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