ROMA – Spagna con gli ospedali in crisi, Francia in stato d’emergenza, Germania verso il lockdown nazionale. E il Regno Unito che, con una clamorosa marcia indietro, chiude pub e bar. Il continente europeo entra nell’incubo del coronavirus che l’Italia già vive da diversi giorni. Nemmeno l’isola oltremanica viene risparmiata, anzi viene simbolicamente colpito il negoziatore britannico per Brexit, David Frost, chiuso in auto-isolamento come la sua controparte europea, Michel Barnier.
Nella serata di venerdì, il premier britannico Boris Johnson, che nei giorni scorsi sembrava sicuro di poter evitare la chiusura delle attività commerciali, chiede a tutti di stare a casa, soprattutto ai giovani, per “proteggere il servizio sanitario nazionale e salvare delle vite”. Pub e bar non dovranno aprire questo weekend, nella speranza che i 3mila positivi e i 144 morti nel Regno Unito non debbano crescere sulla stessa curva di quelli italiani.
L’esecutivo di Londra si dice pronto a pagare l’80% degli stipendi dei lavoratori britannici, fino a 2.500 sterline a persona. Inoltre, gli esercenti non dovranno versare l’Iva sino alla fine di giugno. Questo, secondo il responsabile delle Finanze Rishi Sunak, inietterà nell’economia d’Oltremanica 30 miliardi di sterline. I ristoranti potranno ancora fare le ‘deliveries’, mentre c’è ancora incertezza sui negozi, che potrebbero rimanere aperti.
Al momento, una situazione molto preoccupante è quella spagnola, con un numero di casi che ad ora si attesta attorno alla metà rispetto all’Italia (20mila registrati a Madrid, 40mila in Italia). Questo colloca il Paese iberico al terzo posto per contagi nel mondo, dopo Cina e Italia. E’ dramma nei nosocomi spagnoli, soprattutto nei reparti di terapia intensiva: vi sono morte più di mille persone, e altrettante se non più lottano per uscirne vive. Preoccupa poi la storia di Francisco Javier Collado, militare della Guardia Civil, scomparso a 38 anni: non aveva altre patologie oltre al Covid-19.
In Francia, il presidente Emmanuel Macron partecipa ad consiglio di Difesa e visita l’unità di crisi al ministero dell’Interno di Parigi. “Abbiamo preso misure eccezionali per assorbire questa prima ondata”, spiega, non nascondendo che quella dell’Esagono è una fase iniziale della crisi, ma “lo Stato tiene”. Il Senato di Parigi ha adottato in prima lettura un disegno di legge che permetterà di entrare in uno stato d’emergenza sanitaria, che ora conta 12.612 casi confermati e 450 morti.
Cifre simili (14mila pazienti) colpiscono la Germania, che sta valutando il lockdown nazionale, già scattato in Baviera, dove l’uscita di casa sarà consentita solo per buone ragioni, con pesanti multe in caso di violazioni. Il copione, insomma, sembra sempre lo stesso: nessun Paese è risparmiato dal contagio, e i piccoli numeri crescono inevitabilmente, portando alle chiusure. In Ungheria ad esempio, finora sono stati registrati solo 3 decessi e 85 contagi: la chiusura degli esercizi commerciali ancora non c’è, ma le scuole sono già chiuse da una settimana. E le frontiere restano sigillate. (LaPresse)