Corruzione in Comune e permessi facili: fari sul terreno dei familiari di De Floris

TEVEROLA – Gli atti che hanno dato il via libera alla costruzione, ancora in corso, di un opificio situato nei pressi dell’area di supporto Marcianise-Caserta, di fronte all’attività commerciale ‘Linea Verde’. A richiederli sono stati i consiglieri di opposizione Dario Di Matteo, Antonio Omar Menale e Pasquale Gnasso, esponenti del gruppo Teverola in Testa. Per quale ragione vogliono questi documenti? Perché l’operazione commerciale che ha dato il via al cantiere è emersa nell’inchiesta sulle ipotizzate vicende corruttive verificatisi durante l’amministrazione diretta da Tommaso Barbato, sindaco dal 2019 al 2023 e fino a pochi giorni fa consigliere della maggioranza guidata da Gennaro Caserta (estraneo all’inchiesta). Il terreno su cui sta sorgendo la struttura, hanno accertato i carabinieri, è stato venduto da Nicola Chiacchio e Anna Chirico, genitori di Pasquale Cacchio (cugino di Pasquale De Floris, consigliere con Barbato e fino a poche ore fa anche capogruppo della maggioranza di Caserta), all’imprenditore Michele Picone. L’area oggetto della compravendita era di 4.828 metri quadrati e venne venduta per complessivi 130mila euro.

Il permesso a costruire fu poi firmato da Alessandro Pisani il 5 aprile, quattro mesi dopo la cessione del terreno formalizzata in un notaio ad Aversa. Gli investigatori collegano a questa vicenda una conversazione intercettata in cui De Floris si confrontava con Biagio Lusini, ex sindaco e consigliere di opposizione dal 2019 al 2022, dalla quale emergeva che Luigi Mazzarella, dipendente dell’ufficio Tecnico, aveva rigettato alcune richieste di permesso di costruire di interesse proprio di De Floris, che per gli inquirenti riguardavano l’area poi acquistata da Picone. Se in quel frangente l’ufficio Tecnico non rispondeva come voleva De Floris, era perché non vi erano, sostiene l’accusa, né Nicolino Botti, ritenuto tecnico di fiducia di Lusini, né l’ingegnere Alessandro Pisani.

Analizzando gli atti di questa storia, si potrà far luce anche sull’iniziale destinazione urbanistica del terreno e comprendere se siano state fatte o meno delle forzature per consentire l’edificazione dell’opificio.Lo spaccato sulla compravendita dell’area dei Chiacchio, per la Procura di Napoli Nord serve a dimostrare come l’ufficio Tecnico sia stato “controllato” da alcuni amministratori, nel caso di specie da De Floris, che lo avrebbero piegato ai loro voleri. Sono 15 i coinvolti nell’indagine (da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile) che ha sconvolto lo scenario politico teverolese. Per sette di loro, i pm Cesare Sirignano e Patrizia Dongiacomo ha chiesto gli arresti domiciliari per Tommaso Barbato, Pasquale De Floris, Pasquale Buonpane, assessore ai tempi di Barbato e fino a pochi giorni fa esponente della minoranza, Biagio Lusini, ex sindaco, Angelo Morra, costruttore di cui, dice l’accusa, Lusini sarebbe stato socio occulto, Davide Vargas, ex dirigente dell’Urbanistica di Teverola e già assessore a Trentola Ducenta, e Pasquale Schiavone, 80enne di Teverola. I sette affronteranno un interrogatorio cautelativo, con l’accusa di corruzione, dinanzi al gip Daniele Grunieri questa settimana: una volta ascoltati, il giudice valuterà se accogliere o meno la proposta dei pm.

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